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Vicenza

Ucciso dal silicio
Dopo vent'anni
nessun risarcimento

Un’aula della Corte d’Appello di Venezia, a palazzo Grimani. ARCHIVIO
Un’aula della Corte d’Appello di Venezia, a palazzo Grimani. ARCHIVIO
Un’aula della Corte d’Appello di Venezia, a palazzo Grimani. ARCHIVIO
Un’aula della Corte d’Appello di Venezia, a palazzo Grimani. ARCHIVIO

VICENZA. «Sono passati quasi vent’anni e non abbiamo mai ottenuto nulla. Ma non abbiamo perso la speranza e la voglia di lottare per ottenere giustizia». Giovanni Bado, ufficiale dell’Aeronautica in pensione, lo dice a nome dei famigliari che battagliano di tribunale in tribunale in memoria del figlio Luca, morto a 29 anni nel lontano 1997, per una silicosi dovuta alle polveri che respirava sul luogo di lavoro. Il suo titolare, pur condannato più volte, non ha mai risarcito un euro: ha venduto tutto, e oggi sarebbe nullatenente. La Corte d’Appello lo ha di recente ricondannato a pagare.

PENALE/1. Maurizio Tollio, 51 anni, già residente a Canove di Roana, ed ora a Vicenza in via Scamozzi 53, aveva patteggiato nel 1998 dieci mesi di reclusione per omicidio colposo. Era il titolare di “Model Art”, il laboratorio artigianale per cui lavorava Bado. La sua colpa, secondo gli inquirenti, era quella di aver fatto operare il giovane in un ambiente non salubre, e di non aver adottato le misure di sicurezza affinché il dipendente non respirasse il sicilio. Non bastavano infatti un aspiratore e le mascherine di sicurezza; le finestre non si potevano aprire del tutto, ed erano inadeguate allo scopo.

LAVORO. Il tribunale del lavoro condannò Tollio a risarcire la famiglia Bado con quelli che oggi sono circa 450 mila euro. L’imprenditore non era assicurato per quel tipo di responsabilità e i famigliari del defunto (avv. Giovanni Bertacche) hanno dovuto chiamarlo in causa con i suoi beni. Ma per non pagare i danni, visto che Tollio non ha onorato il debito, l’imprenditore a partire dal 1995 - nel dicembre 1994 al ragazzo era stata riconosciuta la silicosi polmonare acuta - aveva venduto tutti i suoi averi.

PENALE/2. Un paio d’anni fa, Tollio (avv. Mauro Meneghini) è stato nuovamente condannato dal tribunale penale: un anno e quattro mesi di reclusione e 15 mila euro di provvisionale. Il motivo? Non aveva dato seguito al dispositivo del tribunale di risarcire i Bado, e per questo doveva rispondere di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice.

CIVILE. «Il comportamento di quest’uomo è scandaloso - hanno sempre sostenuto i famigliari di Bado - perché dopo avere perso un figlio per colpa sua, non abbiamo ottenuto ciò che ci spetta di diritto nonostante i pronunciamenti dei tribunali». In base a quanto emerso nelle aule di giustizia, fra l’altro, per il pm Tollio si avvaleva di società fiduciarie alle quali aveva trasferito ingenti somme di danaro, poi girate alla moglie Nadia Finco (si tratta di Pannorica, Fpv, Fiduciaria Vicentina); poneva come socia, solo sulla carta, sua madre Navina Cherubini, ed altre persone ritenute prestanome, come Gianluca Grande, Linda Davis, Mohamed Youssef Aligedi. Così nulla risultò più di sua proprietà, per fare in modo che i parenti della vittima non potessero rivalersi. Da alcune di queste operazioni (in relazione alle società Profit Group srl, Loft-Vergnano e Miti2Oro) il giudice di primo grado lo aveva assolto per prescrizione. Ma il tribunale civile non ha dichiarato, come chiedeva la famiglia Bado, “simulate” quelle cessioni per poterle aggredire. Una sentenza ribadita di recente anche dalla Corte d’Appello, che ha confermato invece la sentenza del tribunale civile, secondo il quale Tollio deve risarcire i parenti del suo operaio. «Finora abbiamo speso decine di migliaia di euro per tutelarci nelle aule dei tribunali - conclude Giovanni Bado -, ci auguriamo di ottenere ciò che è giusto».

Diego Neri

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