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Vicenza/Barcellona

Si pagano
l’Erasmus
spacciando coca

Un’immagine di Barcellona, dove vivono e studiano i sei giovani vicentini coinvolti in un’indagine contro lo spaccio di cocaina. ARCHIVIO
Un’immagine di Barcellona, dove vivono e studiano i sei giovani vicentini coinvolti in un’indagine contro lo spaccio di cocaina. ARCHIVIO
Un’immagine di Barcellona, dove vivono e studiano i sei giovani vicentini coinvolti in un’indagine contro lo spaccio di cocaina. ARCHIVIO
Un’immagine di Barcellona, dove vivono e studiano i sei giovani vicentini coinvolti in un’indagine contro lo spaccio di cocaina. ARCHIVIO

Avrebbero spacciato cocaina, utilizzando i loro appartamenti come nascondiglio della droga e come luogo d’incontro con i consumatori, per pagarsi gli studi all’estero e per fare la bella vita, fra lussi e spese pazze. È l’ipotesi della guardia civil di Barcellona, che sta indagando su decine di giovani, molti dei quali stranieri, soprattutto italiani. Fra di loro anche sei vicentini: sono studenti che si sono recati in Spagna per continuare il loro percorso accademico con il progetto Erasmus. Tre di loro erano stati arrestati, nelle scorse settimane, e sono tornati in libertà. Ma l’indagine continua.

GLI INDAGATI. Da quanto si è potuto ricostruire, fra gli accusati a vario titolo di detenzione e spaccio di stupefacenti ci sono anche Alberto Pelanda, 26 anni, Alberto Pappagallo, detto “Pappa”, 23 anni, e Gianluca Manfredini, 22, che erano stati arrestati e avevano passato un paio di giorni in cella. E ancora Nicola Faresin, 25 anni, Daniele Dissegna, 22, e Giovanni Bressan, 24. I sei vicentini, assieme a numerosi altri giovani (si parla complessivamente di qualche decina di denunciati), sono ritenuti dei galoppini, in qualche caso dei corrieri, o più spesso degli spacciatori di piccolo e medio calibro gestiti da un’organizzazione criminale di livello. I tre arrestati erano stati catturati perché trovati in possesso di alcune dosi di “neve”. Dopo la convalida e l’interrogatorio, erano stati scarcerati.

LO SPACCIO. Stando alle accuse della guardia civil, che da tempo indaga su un’associazione criminale in grado di smerciare diversi chili di cocaina ogni giorno nel capoluogo catalano, i vicentini avrebbero utilizzato i loro appartamenti in affitto per nascondere lo stupefacente, tenuto in custodia per conto di alcuni spacciatori più in alto nella piramide dello smercio, in quanto gli studenti sarebbero ritenuti non a rischio di controlli. Ma avrebbero anche gestito in proprio una fiorente attività di spaccio, cedendo cocaina a compagni di corso, soprattutto giovani italiani.

LA BELLA VITA. Quando erano stati interrogati, Pelanda, Pappagallo e Manfredini si erano difesi spiegando che la droga era per uso personale. Ma secondo gli inquirenti, che hanno fatto compiere anche una serie di accertamenti in Italia, i sei indagati avrebbero avuto un tenore di vita molto elevato rispetto alle loro possibilità. Oltre a pagarsi gli studi, essendo solo in parte mantenuti dai genitori, passerebbero le serate in giro a locali e ristoranti di lusso; avrebbero preso a noleggio vetture costose; avrebbero compiuto acquisti di capi di abbigliamento, telefonini e altra apparecchiatura di valore. Inoltre, sarebbero (almeno i primi tre) consumatori di cocaina, che a Barcellona costa almeno 50 euro al grammo. Di fatto, dimostrerebbero di avere degli introiti difficilmente giustificabili, se non con i guadagni illeciti dello spaccio. Al momento i sei resteranno a Barcellona fino alla fine di giugno.

Diego Neri

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