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Sequestrata e violentata
migrante minorenne
Scattano 2 arresti-lampo

La vicenda ha ancora diversi punti al momento rimasti in ombra. Ma la cosa certa è che una ragazza nigeriana di 17 anni, richiedente asilo per motivi umanitari, è finita al pronto soccorso del San Bortolo dicendo di essere stata violentata e che due giovani serbi di 35 anni sono stati arrestati con l’accusa di averla sequestrata, stuprata, picchiata e rapinata. Tutto sarebbe accaduto nella notte tra sabato e domenica nell’appartamento di uno dei due fermati a Caldogno.

«SEQUESTRO E VIOLENZA». Intorno alle 4 di domenica mattina Bojan Djordjevic e Vladan Ziukanovi, entrambi nati in Serbia, incontrano per strada, nei pressi di via Medici, in zona San Bortolo, una ragazza nigeriana. Ai carabinieri di Dueville e ai colleghi del 4° Battaglione Veneto di Mestre qualche ora dopo, i due amici diranno di avere concordato con la ragazza (che ha dichiarato di avere 17 anni) una prestazione sessuale da consumare nell’appartamento di uno di loro a Caldogno. La giovane africana, stando a una prima ricostruzione degli investigatori dell’Arma, avrebbe accettato decidendo quindi di salire spontaneamente prima in auto quindi in casa. All’interno dell’abitazione, il fatto è acclarato anche dai riscontri clinici, i tre hanno consumato un rapporto sessuale. Poi però qualcosa deve essere andato storto. Perché tra le sei e le sette del mattino la 17enne viene vista da una residente in strada seminuda e piena di lividi. Impaurita, sotto choc e senza sapere l’italiano riesce però a spiegare di essere stata picchiata e di avere bisogno di aiuto. Una volta al pronto soccorso e grazie anche a un interprete e dei carabinieri racconta cosa le è accaduto. È allora che scattano immediatamente le ricerche dei due cittadini originari dell’est Europa. Che vengono rintracciati nell’appartamento di Caldagno dove gli uomini dell’Arma recuperano anche il cellulare della loro presunta vittima.

L’ARRESTO. Nei confronti di Djordjevic e Ziukanovic scattano quindi le manette. Le accuse nei loro confronti sono pesantissime: dalla rapina alla violenza sessuale sino al sequestro di persona. Loro ribattono che tutto era stato concordato e che la ragazza era andata a casa e aveva deciso di avere un rapporto sessuale in maniera assolutamente consenziente. Lei invece ripete di essere stata abusata e picchiata. Una versione che potrebbe trovare conferma anche nella testimonianza della persona che ha soccorso la giovane dopo aver visto essere stata letteralmente gettata fuori dall’abitazione. Nella vicenda si inserisce inoltre il particolare dei vestiti della 17enne nigeriana; indumenti che i due amici avrebbero cercato di far sparire gettandoli nel raccoglitore degli indumenti destinati alla Caritas presente accanto all’appartamento.

LA RAGAZZA. Indipendentemente da quanto verrà accertato da forze dell’ordine e magistratura resta la realtà di una ragazza, arrivata nel nostro Paese l’estate scorsa, che ha chiesto asilo per motivi umanitari e che a 17 anni (l’età che ha dichiarato di avere ai suoi soccorritori l’altra notte) alle quattro del mattino si trovava per strada in cerca di contrattare una prestazione sessuale. Ai carabinieri, nonostante la situazione in cui si fosse venuta a trovare, non ha voluto dire se quello che stava facendo era una pratica per lei abituale oppure no. Non ha voluto dire nemmeno dove abita. La cosa che sembra certa è che qui in città non ha parenti e che il suo nome non comparirebbe in nessun controllo eseguito sulle strade recentemente (almeno nei mesi successivi al suo arrivo a Vicenza). Se la sua età venisse confermata sarebbe una dei tanti minori non accompagnati che sbarcano in Italia e di cui poi si perdono le tracce. Volti ed esistenze anonime che spesso finiscono per essere sfruttate e dimenticate ai margini di una strada di provincia senza nessun domani.

Matteo Bernardini

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