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Vicenza

«Sei lesbica»
e la molestano
in ufficio

Un’impiegata al lavoro all’interno di un ufficio. ARCHIVIO
Un’impiegata al lavoro all’interno di un ufficio. ARCHIVIO
Un’impiegata al lavoro all’interno di un ufficio. ARCHIVIO
Un’impiegata al lavoro all’interno di un ufficio. ARCHIVIO

Prima le pressioni psicologiche dei colleghi, poi la decisione di cambiarle di posto e di ufficio, demansionandola. È quanto lamenta una vicentina di 34 anni, che ha promosso un’articolata causa di lavoro contro il suo titolare, chiedendo in primo luogo di tornare a svolgere le funzioni precedenti, e quindi un congruo indennizzo. La discussione, in tribunale, inizierà nelle prossime settimane.

UNICA DONNA. Francesca (il nome di fantasia) era l’unica donna in quell’ufficio tecnico e commerciale e si occupava di numerosi aspetti di natura contabile e amministrativa. In passato ci avevano lavorato altre ragazze, evidentemente più a loro agio in quell’ambiente rispetto a lei. I colleghi, in base a quanto lei ha riferito, e nessuno ha peraltro contestato, avrebbero creato un clima “da caserma” che avrebbe sempre infastidito Francesca. La quale, per la sua riservatezza, secondo i colleghi sarebbe stata “frigida”, anzi una lesbica. Ovviamente Francesca delle sue attitudini sessuali non aveva mai parlato in ufficio, ma quando un collega la apostrofò con quel termine tutti lo utilizzarono costantemente per chiamarla, anche con chi telefonava («ti passo la lesbica») o con i clienti. Non solo. I sei uomini dell’ufficio tappezzarono la stanza di calendari con foto di donne nude: «Lo facciamo per te, visto che non ti piacciono gli uomini».

PROTESTE. Esasperata da questi atteggiamenti, Francesca si era lamentata più volte con il datore di lavoro, Christian Faccin, che guida l’azienda della città legata ad una multinazionale. Ma quest’ultimo l’aveva sempre e solo invitata a lasciar correre, che si trattava di scherzi. E anzi, avrebbe preteso da lei un comportamento più aperto, meno riservato, meno “bacchettone”. «Di fronte a tutte quelle volgarità sono sempre passata io per quella che rovinava l’armonia interna, quella che non “faceva gruppo”», ha sostenuto la vicentina, che lamenta come non sia cambiato nulla nonostante le proteste, e anzi il clima fosse ulteriormente peggiorato. I colleghi le avrebbero affidato compiti loro, o impieghi umilianti (pulire per terra se sporcavano, svuotare i cestini), dicendole che, visto che non era capace di soddisfare un uomo, almeno si rendesse utile.

DEMANSIONAMENTO. Questo clima sarebbe durato in ufficio per tutto il 2014. Nel febbraio scorso, Faccin, a causa anche del fatto che «non riusciva a fare gruppo», aveva spostato Francesca in magazzino. Stesso stipendio, ma un altro lavoro, ritenuto dalla vicentina un demansionamento. I suoi compiti sono stati affidati ad una parente del titolare. E se anche il clima in magazzino è oggi migliore, l’appellativo di «lesbica» è rimasta quotidianità. Di qui la decisione di promuovere una causa in tribunale.

Diego Neri

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