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Scontro procura-giudici
Caso BpVi in Cassazione
«Sequestri impossibili»

di Matteo Bernardini
Scontro fra procura e giudice sui sequestri legati all’inchiesta sul dissesto della Popolare di Vicenza
Scontro fra procura e giudice sui sequestri legati all’inchiesta sul dissesto della Popolare di Vicenza
Scontro fra procura e giudice sui sequestri legati all’inchiesta sul dissesto della Popolare di Vicenza
Scontro fra procura e giudice sui sequestri legati all’inchiesta sul dissesto della Popolare di Vicenza

L’inchiesta sul crac della Banca Popolare di Vicenza adesso si trasforma in uno scontro istituzionale tra la procura e l’Ufficio del giudice per le indagini preliminari del tribunale. La contrapposizione è ormai netta e difficilmente sanabile. A sancirla in maniera definitiva il provvedimento relativo al sequestro di beni nei confronti degli indagati (banca compresa) che la procura ha richiesto (ancora a gennaio) e che il gip, Barbara Maria Trenti, ha firmato dichiarando però Vicenza incompetente a procedere in merito a uno dei reati ipotizzati (l’ostacolo alla vigilanza) a favore della procura di Milano.

Ieri, sulla vicenda, come un macigno nello stagno è arrivato un comunicato firmato dal procuratore capo Antonino Cappelleri. Parole che rompono ogni indugio e alzano diversi veli sul caso.

«Già a gennaio 2017, nei tempi più serrati possibili rispetto ad accertamenti di estrema complessità - attacca Cappelleri - la procura ha chiesto l’adozione di un sequestro a carico della banca e delle persone sottoposte a indagini per un importo pari a 106 milioni di euro per il concorrente fine di una tutela (pur parziale) delle ragioni di dei numerosi danneggiati dai reati perseguiti».

Poi il procuratore va dritto al punto e non usa mezze misure: «Il giudice per le indagini preliminari a distanza di circa 4 mesi dalla richiesta ha emesso un decreto che questo Ufficio considera abnorme (vale a dire fuori dall’ordinamento processuale ndr) e che pertanto è stato già impugnato per Cassazione ritenendo l’impossibilità giuridica di darvi esecuzione. Il gip si è cioè dichiarato incompetente a favore della procura di Milano (rispetto a uno solo dei capi di imputazione, di ostacolo alla vigilanza della Consob, unico sul quale si è però basata la domanda cautelare) emettendo al contempo il sequestro per così dire provvisorio per l’importo richiesto, emissione che la procura ritiene non prevista tra i poteri di legge del gip».

E ancora: «Anche sotto il profilo meramente pratico non è materialmente possibile, entro 20 giorni dall’emissione del decreto (come esigerebbe la contestata logica del gip), eseguire un sequestro di tale portata e trasferire doverosamente gli atti alla procura di Milano in tempo utile perché questa possa a sua volta rinnovare il primo sequestro vicentino, che altrimenti decadrebbe».

Insomma, la nostra procura pur avendo ottenuto la firma del gip sul provvedimento di sequestro ha deciso di non procedere (e di ricorrere in Cassazione) temendo che il sequestro venga ritenuto «vano» e anzi «controproducente in quanto prevedibilmente travolto dalle possibili contestazioni difensive (i ricorsi ndr) e poi perché il tempo necessario per eseguirlo sarebbe stato insufficiente.

«D’altra parte - continua Cappelleri - pur nella ferma convinzione che il gip abbia errato nella dichiarazione di incompetenza, complicando l’azione dei pm spezzando l’inchiesta tra più sedi; la norma non consente che questa procura possa impugnare le dichiarazione di incompetenza sulla quale dovrà prendere posizione l’Autorità giudiziaria di Milano».

Tutto questo precisando che la procura di Vicenza e la guardia di finanza hanno agito e operato «con tutta la solerzia possibile».

«Esprimo convinto rammarico - conclude il procuratore capo - per una inefficacia derivata da grovigli procedurali certamente non plausibili né comprensibili per il cittadino, tanto più se danneggiato; rispetto al che, tuttavia, questo Ufficio non può che esercitare la sua azione nei limiti - evidentemente ardui - consentiti dall’ordinamento».

Adesso c’è da capire, in termini concreti, cosa comporterà questo scontro tra procura e l’Ufficio del giudice chiamato a giudicare sul sequestro. Sicuramente un allungamento procedurale che va di pari passo con la dilatazione dei tempi dell’inchiesta. Mentre gli azionisti danneggiati restano, ancora, a guardare.

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