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Montebello

Schianto mortale
Guidava ubriaco
ma ora è prosciolto

La Smart Roadster del giovane cameriere distrutta nel terribile incidente a settembre del 2014. ARCHIVIO
La Smart Roadster del giovane cameriere distrutta nel terribile incidente a settembre del 2014. ARCHIVIO
La Smart Roadster del giovane cameriere distrutta nel terribile incidente a settembre del 2014. ARCHIVIO
La Smart Roadster del giovane cameriere distrutta nel terribile incidente a settembre del 2014. ARCHIVIO

Danilo Biasolo aveva bevuto prima di mettersi al volante, ma secondo la procura non ebbe responsabilità nella morte del giovane cameriere Armando Vjerdha, deceduto in un tragico incidente stradale avvenuto a Montebello il 6 settembre del 2014. Perché, scrive il pubblico ministero Paolo Pecori nella richiesta di archiviazione «le conclusioni delle indagini della polizia stradale, integrate dalla consulenza tecnica di parte dell’ing. Baietta, rendono impossibile dimostrare con la necessaria certezza il nesso causale tra la condotta dell’indagato e l’evento poi verificatosi». Insomma, anche se l’automobilista era quantomeno brillo (gli era stato misurato un tasso alcolemico di 0,8 grammi/litro), non avrebbe potuto, secondo il magistrato, evitare l’impatto.

Una conclusione che i famigliari della vittima, assistiti dagli avv. Alessandro Moscatelli e Mariano Randon, contestano con forza. E per farlo sono pronti a tornare in Cassazione, dove la vicenda è già approdata con un percorso piuttosto tortuoso.

Il giudice per le indagini preliminari Morsiani, nel marzo del 2015, aveva infatti archiviato il procedimento per omicidio colposo a carico del’automobilista Biasolo, 64 anni, di San Bonifacio, difeso dagli avv. Paolo Costantini e Rosanna Sortino. Il giorno prima del deposito della richiesta del pm Pecori, il 23 febbraio, la parte offesa aveva chiesto di essere avvisata in caso appunto di richiesta di archiviazione.

I famigliari della vittima avevano poi chiesto e ottenuto dal gip Venditti (che nel frattempo aveva preso il posto di Morsiani) la riapertura del caso, attraverso la revoca del decreto di archiviazione.

Un provvedimento contro il quale Biasolo era ricorso in Cassazione, ritenendo che il giudice non potesse revocare l’archiviazione; una decisione in effetti controversa anche per la giurisprudenza.

Nei giorni scorsi la Quarta sezione della Suprema corte si è espressa a favore dell’automobilista veronese, annullando la revoca. Dunque è efficace l’archiviazione di Biasolo, prosciolto dall’accusa di omicidio colposo. Rimane a processo solo per guida in stato di ebbrezza. «Il fatto che avesse bevuto - sostiene la difesa dell’indagato - è irrilevante, perché il furgone Fiat Scudo di Biasolo procedeva a bassa velocità e all’improvviso venne centrato lateralmente dalla Smart di Vjerdha fuori controllo, che invase la corsia opposta. Dunque Biasolo non avrebbe potuto in nessun modo evitare l’incidente, nemmeno se fosse stato sobrio».

Di diverso parere i legali della famiglia Vjerdha, che hanno già depositato un ulteriore ricorso in Cassazione.

Paolo Mutterle

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