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Vicenza

Salvano la vita
ad una donna
contro le "regole"

La storia di una giovane mamma di Lonigo è diventata un cortometraggio
Una scena del cortometraggio "Come una rosa"
Una scena del cortometraggio "Come una rosa"
Una scena del cortometraggio "Come una rosa"
Una scena del cortometraggio "Come una rosa"

VICENZA. Era arrivata all'ospedale San Bortolo in condizioni gravissime, disperate. L'emorragia cerebrale sembrava non lasciarle scampo. L'équipe di neurochirurgia, guidata da Giampaolo Zambon, ha deciso di operarla, nonostante le linee guida, in casi come questo, prescrivano di lasciar perdere. Quattro ore in sala operatoria, 24 giorni di rianimazione, e ora Eliana, giovane mamma di Lonigo, è viva, può continuare a occuparsi della sua bambina, può progettare il proprio futuro.

 

La storia di Eliana è diventata un cortometraggio, con cui l'associazione Obiettivo Ippocrate ha vinto il premio speciale della giuria al "Care Film Festival" di Monza, e che sarà proiettato domani alle 18 nella sala degli Stucchi di palazzo Trissino, in collaborazione con il Comune. "Come una rosa" riassume la drammatica serata del 27 gennaio 2016. Eliana aveva appena assistito la figlioletta, ricoverata proprio al San Bortolo per un problema di lieve entità. Colta da un malore improvviso, la donna viene soccorsa e portata all'ospedale di Lonigo, dove i medici si rendono conto della gravità del caso e chiamano Vicenza. La telefonata viene presa dal neurochirurgo Zambon, il cui turno stava per finire. Decide di farla portare al San Bortolo e di operarla, assumendosene la responsabilità etica, professionale e legale, insieme agli altri medici, al personale sanitario e in definitiva a tutta l'azienda. Eliana vive. Ed è diventata l'interprete della sua stessa storia.

 

«Sono molto felice di aver avuto questa opportunità - spiega - Altri non ce l'hanno. Ho rivissuto tutto con le persone che quella notte erano lì ad accogliermi, e che hanno accettato la sfida di riportarmi alla vita. Sarò eternamente grata per il loro coraggio, ora ho l'opportunità di vedere crescere mia figlia». C'è anche lei nel cortometraggio, anzi, il suo sguardo è la prospettiva da cui viene raccontata la vicenda. È lei a prendersi cura della rosa, ripiantata in un vaso andato in pezzi e incollato. 

Gianmaria Pitton

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