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La proposta di Cestaro

Sacchetti "bio"
«Non obbligateci
a farli pagare»

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I sacchetti biodegradabili per ortofrutta a pagamento. ANSA
I sacchetti biodegradabili per ortofrutta a pagamento. ANSA
I sacchetti biodegradabili per ortofrutta a pagamento. ANSA
I sacchetti biodegradabili per ortofrutta a pagamento. ANSA

DUEVILLE. I sacchetti per gli alimenti "bio" a pagamento non piacciono. E, a dodici giorni dall'introduzione dell'obbligo, la grande distribuzione rompe il silenzio. Un intervento tutt'altro che peregrino visto che, con i consumatori, sono i grossi punti vendita i più interessati al provvedimento. «La vicenda è stata gestita male», è il giudizio di Marcello Cestaro, presidente del Gruppo Unicomm. «La nostra proposta è semplice - continua -. Si confermi l'obbligo di utilizzare le buste "bio", ma si lasci la libertà di far pagare o meno al cliente il costo del sacchetto».

Per i consumatori il problema è più antropologico che pratico. A molti non va giù l'obbligo di pagare una cosa fino a ieri gratis o comunque presumibilmente già "spalmata" sulla spesa. E poco importa si tratti di in un aggravio di pochi centesimi. Cestaro cita l'Osservatorio di Assoplastiche. Quest'ultima ha fatto una stima dei consumi dei sacchetti pro-capite, calcolando una spesa a persona tra i 4 e 12 euro l'anno. «L'esigenza di ridurre il numero di buste di plastica è giusta e noi la appoggiamo - sottolinea -. Ma si è trasformata da un'opportunità di salvaguardare l'ambiente in una inutile discussione. Bastava non obbligare la grande distribuzione a far pagare ai clienti il sacchetto. Come già fatto in passato, avremmo assorbito all'interno delle spese di gestione il costo dei nuovi sacchetti e si sarebbe ottenuto comunque il risultato».  

FE.MU.

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