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Sì alla tangenziale nord
Gli esperti dell’Unesco
ora riabilitano l’anello

L’anello ritorna possibile. Sul completamento a nord della tangenziale cade il veto totale da parte dei guardiani del marchio Unesco. Si è riaperto uno spiraglio, seppur teorico, perché Vicenza possa un giorno realizzare per intero il suo raccordo anulare senza con questo pregiudicare la permanenza nella lista delle città Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. In termini formali, tutto si sostanzia in un paio di righette nascoste all’interno delle oltre 200 pagine della versione definitiva dello studio Hia - che misura l’impatto sul patrimonio palladiano di alcune grandi opere esistenti o progettate -, un plico consegnato nei giorni scorsi dagli esperti del raggruppamento “Katri Lisitzin” e “Studio Sistema” al Comune e reso pubblico. In termini sostanziali, quelle due righette riaprono - con una serie di raccomandazioni e pur non cancellando le difficoltà strutturali che sussistono per la realizzazione dell’opera - una partita viabilistica che sembrava chiusa per sempre.

NUOVO TRACCIATO. Nella versione iniziale della Hia, resa nota a gennaio, gli esperti avevano raccomandato al Comune di «eliminare completamente il tratto di chiusura a nord della tangenziale». Si tratta dell’ultimo lotto della tangenziale, quello compreso tra la strada Marosticana e la caserma Del Din. Si tratta del lotto più complesso da realizzare, per via della morfologia del territorio e degli insediamenti abitativi esistenti. Ora, nella versione definitiva, c’è però la riapertura dello spiraglio. Fermo restando che l’impatto funzionale, ambientale e visuale della tangenziale nord è giudicato «forte o molto forte», la raccomandazione è così riformulata: «Valutare possibili soluzioni alternative del tracciato della tangenziale nord o eliminare il tratto di chiusura a nord della tangenziale». Il veto totale, dunque, è caduto.

LE RACCOMANDAZIONI. La lente degli esperti chiamati a valutare l’impatto patrimoniale si è posata su sei grandi opere: il complesso edilizio di Borgo Berga, la base americana Del Din, l’alta velocità ferroviaria, la tangenziale, il polo di San Biagio e piani urbanistici attorno a villa Trissino in viale Cricoli. Di ciascuna sono state analizzate le criticità, segnalando alcune indicazioni per ridurne l’impatto. Per quanto riguarda la tangenziale, da un lato la Hia riconosce l’effetto drenante rispetto al traffico che oggi grava sulla circonvallazione nord (viale Diaz-Dal Verme-Cricoli); dall’altro sottolinea che il tracciato «si trova in un territorio che ha mantenuto un elevato valore paesaggistico anche se ha perso la funzione di importante produzione agricola» che aveva in passato. Da qui le raccomandazioni volte a «ridurre l’effetto-barriera» dell’opera e ad «impedire», con norme adeguate, «lo sviluppo insediativo tra l’ambito edificato e il tracciato della tangenziale e per mantenere il paesaggio rurale». Vale a dire: tangenziale possibile, ma Laghetto e Polegge non devono espandersi.

GLI SCENARI. Dopo la prima stesura della Hia che bocciava la chiusura a nord della tangenziale, il sindaco Achille Variati aveva osservato: «Ho sempre detto che quello era il tratto più critico: ne prendiamo atto, ma non resteremo passivi». Il vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci era stato più pungente: «Può essere chiesto a una comunità presso la quale vi è un sito patrimonio dell’umanità di bloccarsi nel suo sviluppo? Direi che è impossibile e inaccettabile». Anche per questo, ora, la riapertura dello spiraglio sulla tangenziale è significativa. Del resto, le stesse pianificazioni urbanistiche dei Comuni contermini - Costabissara, Caldogno, Monticello Conte Otto - sono state approvate dalla Provincia tenendo conto del progetto di quell’infrastruttura nella sua interezza. Se si realizzerà in toto, resta tutto da vedere. Ma anche “solo” un tracciato sulla carta già incide sulla realtà.

Marco Scorzato

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