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Vicenza

Rifugiati politici
spacciavano droga
ai Giardini Salvi

L'ingresso dei Giardini Salvi in un'immagine d'archivio
L'ingresso dei Giardini Salvi in un'immagine d'archivio
L'ingresso dei Giardini Salvi in un'immagine d'archivio
L'ingresso dei Giardini Salvi in un'immagine d'archivio

Rifugiati politici, ma anche spacciatori. Giovedì scorso i carabinieri del nucleo investigativo hanno arrestato Elvis Obinke e Victor Olokor, nigeriani di 29 e 26 anni, che hanno ottenuto entrambi il permesso di soggiorno per motivi umanitari e risiedono in città. I due africani, che si tenevano alla larga dalle tradizionali zone di spaccio, sono finiti in manette ai giardini Salvi subito dopo aver venduto una dose di eroina a una tossicodipendente.

L’INDAGINE. Gli stranieri erano finiti sotto la lente di ingrandimento dei militari da circa cinque mesi. Gli uomini coordinati dal maggiore Bertoli e dal luogotenente Ferrante li hanno pedinati e osservati di nascosto, riuscendo a documentare più di cinquecento cessioni di sostanze stupefacenti. Oltre all’eroina, i nigeriani spacciavano pure cocaina e hashish. Per questo motivo la loro clientela era molto ampia ed eterogenea: dagli sbandati in cerca di una dose da iniettarsi, agli studenti interessati al “fumo”, ai professionisti che acquistavano polvere bianca. Per cercare di non dare nell’occhio, Obinke e Olokor vestivano in modo elegante ed evitavano di frequentare Campo Marzo e il quadrilatero composto da viale Milano, via Firenze, via Torino e via Genova. Si spostavano continuamente in giro per la città e bazzicavano soprattutto in zona Mercato Nuovo, in viale Mazzini e ai giardini Salvi.

LE MANETTE. Il blitz che si è concluso con gli arresti è scattato proprio nell’area verde adiacente alle mura di piazza Castello. Gli investigatori hanno atteso che gli stranieri cedessero la droga a una giovane vicentina e subito dopo hanno fermato sia gli spacciatori che la cliente. Durante la perquisizione i nigeriani sono stati trovati in possesso di 5 grammi di eroina. A quel punto, sono stati ammanettati e portati prima in caserma e poi in carcere, dove sono in attesa di essere interrogati.

LA DROGA. La droga sequestrata agli stranieri era già stata divisa in dosi pronte per essere vendute. Ogni “pezzo” di stupefacente era stato ridotto a una piccola pallina, grande più o meno come una biglia, avvolta in una pellicola di cellophane termosaldata. Secondo gli accertamenti effettuati dai carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Canova, questo stratagemma consentiva ai pusher di nascondere in bocca i piccoli involucri di eroina, cocaina e hashish sino allo scambio, e di ingoiarli senza pericolo in caso di controllo. Uno stratagemma che, però, non ha funzionato quando sono stati fermati ai giardini Salvi dai militari del nucleo investigativo. Le “palline” erano di due grandezze differenti: la dose piccola costava 15 euro, mentre quella grande veniva venduta al doppio del prezzo.

RIFUGIATI POLITICI. Secondo quanto è stato accertato dai carabinieri, Obinke e Olokor erano arrivati in Italia un paio di anni fa e da circa dodici mesi si erano trasferiti nel capoluogo berico. Le loro domande per ottenere il permesso di soggiorno per motivi umanitari sono già state accolte ed entrambi, dunque, godono dei benefici che garantisce lo status di rifugiato politico. Anziché rifarsi una vita e trovarsi un’occupazione, però, hanno ritenuto che spacciare droga fosse un’attività più remunerativa rispetto allo stipendio che avrebbero percepito. E così, nel giro di poco tempo erano riusciti a crearsi un vasto giro di clienti che consentiva loro di avere un discreto tenore di vita e di concedersi pure qualche sfizio. L’arresto e un’eventuale condanna potrebbero però far revocare loro il permesso di soggiorno e portare a un’espulsione.

Valentino Gonzato

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