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Vicenza

Racket della sosta
I “clan” si dividono
parking e incassi

I parcheggi del centro sono presidiati da mendicanti che fanno riferimento ad alcuni “clan”. COLORFOTO
I parcheggi del centro sono presidiati da mendicanti che fanno riferimento ad alcuni “clan”. COLORFOTO
I parcheggi del centro sono presidiati da mendicanti che fanno riferimento ad alcuni “clan”. COLORFOTO
I parcheggi del centro sono presidiati da mendicanti che fanno riferimento ad alcuni “clan”. COLORFOTO

VICENZA. Il racket degli abusivi è un affare di famiglia. A eccezione di piazza Matteotti, dove comanda il “boss” marocchino El Mehdi El Hadani, in tutti gli altri parcheggi a pagamento sparsi per la città dettano legge quattro-cinque capifamiglia, di nazionalità romena, che si sono spartiti le zone e raramente si pestano i piedi. Ne sono convinti al comando della polizia locale di stradella Soccorso Soccorsetto, che sta cercando di fare fronte al fenomeno. Gli agenti, però, non possono fare altro che multare gli abusivi e allontanarli dai parcheggi. Poco dopo, però, i medicanti sono di nuovo al loro posto.

LE FAMIGLIE. Del “boss” El Hadani, il marocchino quarantacinquenne irregolare che abita e fa il parcheggiatore abusivo all’ombra di palazzo Chiericati, in questi giorni si è scritto tutto quello che c’era da scrivere. I quattro-cinque romeni che governano nelle altre aree di sosta, invece, sono meno conosciuti. Ognuno di loro stabilisce orari e luoghi in cui i propri familiari, soprattutto le donne, devono chiedere l’elemosina. Dopodiché trascorrono le giornate bivaccando e bevendo alcolici.

Alla sera, infine, tornano nelle fabbriche dismesse che occupano abusivamente e fanno il conteggio di quanto è stato raccolto al park Fogazzaro, al parcheggio Canove, nel piazzale del santuario di Monte Berico, in via Rodolfi e in piazzale Bologna. Di tanto in tanto un capofamiglia decide di trasferirsi con i propri parenti in un’altra città, dove è convinto di poter guadagnare di più. Quando accade, gli subentra un nuovo patriarca, che prende possesso della zona lasciata scoperta.

IL GIRO D’AFFARI. Controllare un parcheggio è un business altamente remunerativo. Un mendicante è in grado di racimolare fino a 140 euro al giorno. Lo confermano gli esercenti ai quali i parcheggiatori si rivolgono per cambiare le monetine in banconote e lo testimonia una semplice prova sul campo effettuata anche dal GdV in questi giorni. Senza contare che queste persone non si limitano a chiedere l’elemosina. In molti casi sono state sorprese a commettere furti e denunciate. Fatti due calcoli, i cinque clan guadagnano fino a 20 mila euro al mese. Ma dove vanno a finire tutti questi soldi, che potrebbero garantire agli abusivi di vivere in alberghi a quattro stelle anziché in ripari di fortuna? La maggior parte verrebbe spesa in alcolici. È difficile da credere, ma dall’amministrazione comunale fanno sapere che è così.

IL CONTRASTO. Chiedere l’elemosina non è un reato, ma una semplice violazione al regolamento di polizia urbana. I vigili possono solo multare i mendicanti per accattonaggio molesto (ma la sanzione non viene mai pagata), allontanarli dalla zona dove stanno dando fastidio ai passanti e, qualora fossero irregolari, segnalarli alla questura per l’espulsione. «Già è difficile allontanare dal territorio italiano un clandestino, figurarsi quando si tratta di uno straniero comunitario, come nel caso dei romeni», afferma l’assessore alla Sicurezza, Dario Rotondi. L’ex questore affronta poi il discorso economico legato alla vicenda: «Secondo me, le cifre che raccolgono sono inferiori a quelle che testimoniano i commercianti. Comunque, quando si parla di queste persone bisogna entrare nella loro psicologia: il loro intento non è quello di fare soldi per arricchirsi. Per questo motivo, continuano ad abitare all’interno di fabbriche abbandonate. Cambiare la loro mentalità è impossibile - conclude -: se non c’è riuscito il regime comunista di Ceausescu, come possiamo farlo noi?»

Valentino Gonzato

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