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Province, il patto
con la Regione
fa scuola in Italia

Da sinistra il vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin, e il presidente Upi Achille Variati
Da sinistra il vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin, e il presidente Upi Achille Variati
Da sinistra il vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin, e il presidente Upi Achille Variati
Da sinistra il vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin, e il presidente Upi Achille Variati

Cristina Giacomuzzo

INVIATA A VENEZIA

«Gratuito». È la parola che sottolinea subito Achille Variati, presidente dell’Unione delle Province italiane e di quella di Vicenza, quando a Venezia parla dell’accordo trovato con la Regione sul riordino delle funzioni amministrative di questi enti. «I sindaci lavorano con impegno in modo gratuito sulle aree vaste, cioè le attuali Province, perché riteniamo corretto che tra Regione e Comuni ci sia un soggetto intermedio, anche se non a elezione diretta, che garantisca continuità: sì, perché ci ritroviamo a ragionare su funzioni che i Comuni da soli non possono gestire».

In ballo ci sono servizi importanti come le asfaltature degli oltre mille chilometri di strade provinciali. O la sicurezza nelle scuole vicentine. Per non parlare dell’urbanistica, novità confermata ieri, che resterà in capo alle Province. Questo grazie ai soldi che arriveranno da Venezia per l’esercizio delle funzioni non fondamentali: per tutto il Veneto 36 milioni di euro quest’anno e 40 il prossimo (il costo del personale da gennaio è già a carico della Regione: per Vicenza i lavoratori sono 52). «Quei milioni permetteranno di far funzionare una macchina che serve ai vicentini. Altro che spese della politica», rincara Variati

IL RISULTATO. Ieri la firma dell’accordo a palazzo Balbi, sede della Giunta veneta. A fare gli onori di casa c’era il vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin, che ha accolto i presidenti delle Province venete, tra cui, appunto, Variati. Presente pure la presidente dell’Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello. Con questa firma si chiude una prima fase di riorganizzazione delle funzioni degli enti locali. «Si tratta di una intesa importante - commenta Forcolin - votata all’unanimità. A fronte di una riforma digerita in maniera difficoltosa, l’approccio di questo accordo, tra i primi in Italia e che è destinato a fare scuola, è costruttivo. Ora parte una nuova fase che prevede una ricognizione delle funzioni e degli standard di servizio e l’individuazione di eventuali proposte di riassetto a partire dal 2017 e che comunque saranno concordate».

LA RIVOLUZIONE. Passo indietro per capire. Nel 2014 l’allora ministro Delrio “declassa” le Province ad enti di secondo livello, votate dai sindaci. E le svuota parzialmente dei compiti: alcune funzioni restano per legge. Altre, definite non fondamentali, possono essere o meno assorbite dalla Regione. Il Veneto decide di lasciare tutto come stava prima della rivoluzione: turismo, caccia e pesca, formazione, lavoro, protezione civile, urbanistica, lavori pubblici e sociale restano a palazzo Nievo. Ovviamente, a questo deve seguire il trasferimento delle risorse. Non solo. Con la legge Delrio arriva l’ordine: il personale va tagliato del 50 per cento. Sono stati mesi di lacrime e sangue che hanno lasciato tanti lavoratori nell’incertezza. Lo ricorda lo stesso Variati: «Mai nella storia c’è stata un’azione così dura nel contenimento delle spese - dichiara -. Si parla di 2 miliardi complessivi a livello nazionale. Una lotta agli sprechi su tanti fronti: dalle spese di rappresentanza allo stop all’indebitamento, fino alla rinegoziazione dei mutui con l’obiettivo di rendere più efficiente. E così è stato fatto. Adesso stiamo parlando di soldi che non servono per tenere in piedi baracconi, ma servizi al cittadino e di zero costi per la politica». La cura dimagrante è stata talmente drastica che alcuni enti si sono trovati con i bilanci in rosso. Variati poi ricorda come “l’iniezione” di liquidità dello Stato, 100 milioni, in Veneto sia stata veicolata per tamponare situazioni economiche precarie: Belluno e Rovigo. «Gli altri enti chiudono i conti in pari - dice Variati - grazie agli avanzi di amministrazione: ma quel salvadanaio è stato aperto e i soldi stanno per finire. Il Governo lo sa. Se fossero confermati dallo Stato i tagli per il 2017 nella legge di Stabilità, il banco rischia di saltare».

Intanto ieri l’altro passaggio: l’accordo con la Regione che dà prospettiva economica. «Diamo atto alla Regione - dichiara Variati - di aver creduto e difeso il concetto di sussidiarietà. Ora ci attendiamo che i progetti di legge in Consiglio sulla riorganizzazioni non abbiano seguito. Con questo accordo è stato definito anche un metodo: le soluzioni si trovano al tavolo istituito con la Regione».

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