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Poca pioggia, è allarme
Falda in caduta libera
Agricoltura in pericolo

Preoccupazione nel Vicentino per la situazione di siccità causata dalla scarsità di precipitazioni
Preoccupazione nel Vicentino per la situazione di siccità causata dalla scarsità di precipitazioni
Preoccupazione nel Vicentino per la situazione di siccità causata dalla scarsità di precipitazioni
Preoccupazione nel Vicentino per la situazione di siccità causata dalla scarsità di precipitazioni

Nel Vicentino è allarme siccità. La pioggia non arriva, i fiumi sono sempre più asciutti e il livello della falda acquifera scende al ritmo di un centimetro al giorno. Di questo passo, presto sarà raggiunto uno dei minimi storici degli ultimi 16 anni. Gli agricoltori lanciano così l’sos per le pesanti conseguenze che la situazione potrebbe avere sui raccolti.

LA FALDA. La falda, alle 12 di ieri, si attestava su un livello di 50,23 metri sul livello del mare: più di due metri sotto la media del periodo, pari a 52,79 metri. «La falda sta perdendo un centimetro al giorno - spiega Lorenzo Altissimo del Centro idrico di Novoledo di Villaverla -. Stiamo andando verso il secondo livello più basso degli ultimi 16 anni, pari a 50,02 metri, raggiunto nel 2007». Il punto più basso era invece stato raggiunto nel 2002, quando il livello delle riserve idriche del sottosuolo era sceso fino a 49,63 metri. C’è poco, dunque, da stare allegri, considerando che a metà febbraio inizierà la stagione irrigua. Ma cosa servirebbe per far invertire il trend? «Almeno tre giorni di pioggia continua, dai 50 ai 60 millimetri al giorno - prosegue Altissimo -. Le piogge dei giorni scorsi non hanno fatto altro che inumidire il terreno. In particolare, servirebbero precipitazioni soprattutto nel bacino montano, così dall’alveo dei torrenti Astico, Leogra, Timonchio, Brenta l’acqua inizierebbe a scendere nella falda». I dati raccolti dalla stazione Arpav di Sant’Agostino, a Vicenza, descrivono bene la situazione. Dalla fine di dicembre, i risultati evidenziano la penuria di precipitazioni: il 13 gennaio sono caduti 11 millimetri di pioggia, il 5 e il 6 febbraio, rispettivamente, 26 e 24 millimetri. Negli altri giorni, gli strumenti hanno misurato valori pari a zero o di poco superiori.

GLI AGRICOLTORI. Secondo Coldiretti Vicenza, nelle campagne della provincia berica le precipitazioni sono state inferiori del 90 per cento rispetto a quelle cadute l’anno scorso. A preoccupare gli agricoltori vicentini sono anche le temperature: le massime risultano infatti più alte di 1,5 gradi rispetto alla media, mentre il differenziale sale a 2,7 gradi per le minime, rispetto allo stesso periodo del 2016. «Se nelle città la mancanza di pioggia ha causato l’innalzamento dei livelli di inquinamento, nelle campagne è la siccità a preoccupare, per la mancanza di acqua necessaria alle piante per la stagione irrigua - spiegano il presidente provinciale di Coldiretti Martino Cerantola e il direttore Roberto Palù -. Una situazione aggravata dal fatto che, nel Vicentino, particolarmente secchi rispetto alla media sono stati anche il mese di dicembre, con il 79 per cento di precipitazioni in meno, e quello di gennaio, con un -57 per cento, solo in parte mitigati dall’andamento dei giorni scorsi». Un allarme che non è confinato solo al Vicentino, ma che riguarda tutto il nord Italia.

BOMBE D’ACQUA. Oltre alla siccità, gli operatori del settore agricolo berico paventano anche fenomeni atmosferici improvvisi e violenti, come le grandinate e gli acquazzoni, le gelate estreme e i picchi di calore che spesso arrivano a compromettere i raccolti. «È una situazione che ci preoccupa - continuano Cerantola e Palù - e di fronte alla quale Coldiretti non può che suggerire agli agricoltori di tutelare il proprio reddito con le assicurazioni ed i fondi di mutualità, strumenti pensati ad hoc per tutelare chi produce ed ogni giorno dell’anno è esposto al rischio di perdere raccolto e, nei casi più gravi, persino le strutture operative». I rappresentanti degli agricoltori lanciano infine un appello alle istituzioni. «Serve soprattutto una politica edilizia non fondata sull’edificazione, ma sull’analisi dell’edificato esistente, per evitare di continuare a sottrarre verde pubblico e verde impiegabile per l’agricoltura a favore di nuove strutture immobiliari destinate a restare inutilizzate».

Matteo Carollo

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