Federico Murzio La maxi operazione del Ponte dell’Immacolata ha lasciato per strada qualche strascico, malumori e qualche intoppo. La migrazione dei dati dalle due ex popolari venete, BpVi e Veneto Banca, a Intesa San Paolo, aveva l’obiettivo di portare i correntisti al sistema informatico dell’istituto di credito guidato da Carlo Messina. L’operazione era necessaria a “sigillare” l’acquisizione del 26 giugno, ma sembra abbia provocato dei disservizi tra i clienti delle ex popolari venete, in particolare sul fronte dell’home banking, in particolare sulla gestione e l’interfaccia dei Rid bancari. Parliamo del Rapporto interbancario diretto, il servizio incasso crediti offerto dalle banche ai titolari di conti correnti. In gergo si chiama “disallineamento” ed è ciò che lamentano in questi giorni enti, privati e aziende. In altre parole i sistemi informatici non si sono “parlati” e gli utenti, pur essendo di fatto solventi, appaiono insolventi, con bonifici che non risultano andati a buon fine. La vittima più illustre registrata in città è l’Aci, in via Fermi: l’operatività si è interrotta mercoledì ed è ripresa ieri pomeriggio, poco dopo le 13.30. Va detto che i disservizi devono essere considerati nella prospettiva di una migrazione che ha coinvolto 2 milioni di famiglie, 1,5 milioni di conti correnti e 200 mila imprese. La maxi operazione, messa in preventivo nei primi mesi del 2018, «si è svolta in questi giorni perché l’Europa ha accelerato i tempi», fanno sapere da Intesa San Paolo. Insomma, è facile ipotizzare che, a lavorare con il fiato sul collo, qualcosa non abbia funzionato per il verso giusto. Il problema è che non solo i privati, ma soprattutto enti e aziende di ogni tipo e grandezza ormai operano quasi esclusivamente tramite l’home banking. E qualsiasi intoppo si traduce in molto più che una scocciatura. Ciò che è successo all’Aci è esemplare, con l’ente in tilt per alcuni giorni e gli impiegati che spiegavano agli utenti in fila agli sportelli che operare era impossibile. Dice la direttrice Lucia Pafumi: «È noto che l’Aci tramite lo Sportello telematico degli automobilisti, gestisce i passaggi di proprietà, le radiazioni, le prime immatricolazioni. Gli utenti pagano, e poi l’Aci trasferisce il denaro agli altri enti di competenza. Il problema è che mercoledì si è verificato il “disallineamento” dei Rid. Così alcuni pagamenti non sono andati a buon fine, e se i pagamenti non vanno a buon fine lo Sportello si blocca e le persone, pur avendo pagato risultano solvibili. Inevitabilmente ci sono stati dei disservizi e dei malumori, da parte degli utenti e dalle agenzie di pratiche auto. I malumori sono comprensibili. Meno comprensibili, nell’era della super-tecnologia, sono questi intoppi». L’immagine che descrive l’altro fronte aperto in questi giorni sono le lunghe file di clienti agli sportelli nelle filiali ex BpVi ed ex Veneto Banca. E questo perché tra cambi di conto corrente e Iban, con scadenze fiscali e non solo alle porte, i correntisti delle due ex popolari vogliono essere sicuri che gli stipendi siano stati accreditati, che i bonifici periodici siano effettuati, che nel cambio tutto fili liscio. Per chi aveva i conti sia in BpVi sia in Veneto Banca, fatica e disservizi potrebbero essere doppi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA