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Vicenza

Non c’è solo il lavoro
«Coltivate anche
gli affetti e il riposo»

Il vescovo Beniamino Pizziol durante la veglia di preghiera
Il vescovo Beniamino Pizziol durante la veglia di preghiera
Il vescovo Beniamino Pizziol durante la veglia di preghiera
Il vescovo Beniamino Pizziol durante la veglia di preghiera

VICENZA. L’idea era quella di riunirsi in uno dei luoghi simbolo del lavoro, «perché la mattina del giorno dopo gli operai possano sentire le nostre preghiere» ha spiegato il vescovo Beniamino Pizziol. Peccato che a causa della pioggia la tradizionale veglia di riflessione che inizialmente doveva svolgersi al mercato ortofrutticolo cittadino, luogo laico incrocio di attività e di culture diverse, si sia tenuta all’interno della vicina parrocchia di San Giuseppe. L’appuntamento, organizzato dall’Ufficio per la pastorale del lavoro a ridosso della festa del primo maggio dedicata ai lavoratori, aveva come tema il bene comune. A ispirare le riflessioni della serata, dal titolo “L’interesse più alto è quello di tutti”, è stato il capitolo 55 del libro del profeta Isaia in cui si legge: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?”.

La veglia, durata un paio d’ore, si è svolta in due momenti: il primo dedicato all’interesse definito più alto, ossia quello di Dio, il secondo focalizzato su quello più basso, ossia quello che non sazia. Non sono inoltre mancati i riferimenti all’attualità, come quello che ha tristemente ricordato i 22 lavoratori vicentini che nel 2016 hanno perso la vita sul lavoro (diventano 800 se si trasporta il dato a livello nazionale) o i 4 milioni di italiani che soffrono di solitudine. Ed è proprio partendo da qui che il vescovo Pizziol ha basato il suo intervento: «Rispetto a tutti questi dati che parlano di disoccupazione, commercio delle armi, evasione fiscale, solitudine e difficoltà economiche che risposte possiamo darci? Questa veglia di preghiera serve a farci capire che non siamo soli e che, anche se il Signore non può risolvere i problemi, a Lui possiamo chiedere d’ispirare la nostra mente e il nostro cuore, anche in momenti di riflessione come più essere questo appuntamento. Dobbiamo ragionare su tre fattori che, a mio avviso, coinvolgono la nostra vita e quella delle persone a noi care: gli affetti, il lavoro e il riposo. Sono tre realtà che vanno viste assieme e che vanno coltivate in egual misura. Bisogna avere un lavoro, ma anche trovare il tempo per riposare e di stare con chi amiamo. La comunità cristiana deve stringersi e aiutarsi in questo come una famiglia».

Ha strappato applausi l’intervento di Nazzareno “Neno” Sartore che ha parlato della sua vita di contadino, scout e missionario con entusiasmo e orgoglio. «Non mi sono mai pentito delle scelte che ho fatto, ho vissuto in modo splendido senza beni materiali, ma con tanta felicità. Provengo da una famiglia di contadini, la natura è sempre stata parte di me e con tanti sacrifici ho studiato agraria all’università. Mi sono specializzato nell’agricoltura biologica per contrastare gli Ogm e tutto quello che c’è di chimico. Ho poi scelto di condividere le mie conoscenze con persone che ne avessero bisogno e sono partito per l’Africa. Non cambierei nulla».

Sara Marangon

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