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Vicenza

Movida, la rabbia
dei residenti
«Regole più rigide»

Uno scorcio di corso Fogazzaro
Uno scorcio di corso Fogazzaro
Uno scorcio di corso Fogazzaro
Uno scorcio di corso Fogazzaro

VICENZA. Schiamazzi, musica ad alto volume, bottiglie rotte, sporcizia. È la situazione descritta da alcuni residenti in centro storico, soprattutto nei fine settimana. A fronte degli accordi tra Comune, gestori e Ascom, in via di definizione in questi giorni, molti cittadini continuano a manifestare la propria rabbia per gli effetti della movida all’interno delle mura cittadine.

«In centro ci sono orari di riposo che non vengono mai rispettati - spiega l’avvocato Massimiliano Manetti, 41 anni, che vive in contrà Pescherie Vecchie -. L’errore, in questa zona, è stato concedere le licenze a tre bar nel giro di 60 metri. In tal modo si è creata una corsa al volume della musica più alto; a questo va aggiunta un’enorme maleducazione di molti clienti, che imbrattano la zona anche vomitando. I festanti, poi, si fermano fuori dai locali urlando e cantando cori anche fino alle 3 del mattino. Questo è diventato il “distretto dell’ubriacatura”. Sono favorevole alla vita notturna, però ci devono essere regole ferree». «Il problema è la musica ad alto volume dei locali, ma anche quella diffusa dai cellulari dei ragazzi in strada», - spiega una residente in contrà Muscheria. «Il problema si chiama inquinamento acustico - precisa Cesare Schiavi, abitante in corso Fogazzaro -. I residenti hanno una sola cosa da fare: investire l’Arpav della questione, chiedere un monitoraggio nelle ore notturne, infine trasmettere i risultati al Comune e al ministero dell’Ambiente. Io l’ho fatto e dal ministero hanno scritto al nostro sindaco: solo allora, dopo mesi e mesi di rimpalli e muri di gomma, l’amministrazione ha chiesto, nel giro di una settimana, la valutazione di impatto acustico al locale». C’è anche chi, però, la vede in maniera diametralmente opposta. «Per me la musica che sale dalla piazza è gradevole - sostiene l’avvocato Maurizio Lullo, 56 anni, residente in piazza Garibaldi -. A volte mi sembra addirittura di vivere in una piccola Parigi». «Vivo qui da 34 anni e non mi sono mai lamentata - commenta Chantal Errante, 34 anni, residente in contrà Pescherie Vecchie -. I locali devono poter lavorare. Se un cittadino non vuole confusione, vada a vivere fuori dal centro».

Matteo Carollo

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