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Il lutto

Morto a 93 anni
Walter Stefani
cantore di Vicenza

Ha raccontato la sua città in trenta libri e centinaia di articoli
Lo sguardo sempre vivido di Walter Stefani, scomparso ieri a 93 anni
Lo sguardo sempre vivido di Walter Stefani, scomparso ieri a 93 anni
Lo sguardo sempre vivido di Walter Stefani, scomparso ieri a 93 anni
Lo sguardo sempre vivido di Walter Stefani, scomparso ieri a 93 anni

VICENZA. Vicenza perde un pezzo della sua anima. Se n'è andato ieri Walter Stefani, 93 anni, "memorialista" come amava definirsi ma soprattutto grande innamorato della sua città. L'ha raccontata in trenta libri, alcuni firmati assieme al figlio Antonio, e in centinaia di articoli, moltissimi dei quali scritti su questo Giornale, al quale collaborava da oltre trent'anni.

 

I suoi ricordi affondavano nell'infanzia: «Ho visto l'ultima apparizione della Rua nel 1928 - raccontava - ma ero più interessato alle vetrine dei negozi». Per forza, aveva cinque anni. C'era in piazza quando Mussolini arringava i vicentini nel settembre del 1938. Ha conosciuto ed era amico di Goffredo Parise, che raccontò nel libro "I travestimenti del prete bello", sulla realtà del quartiere dei Servi trasfigurato nel romanzo. Ha scritto della campana di Monte Berico caduta dal campanile che per poco non provocò una tragedia nel piazzale affollato, ma anche della marcia su Roma alla vicentina, conclusasi poco fuori della città in un bordello. È suo lo studio fondamentale su "La Rua", ma anche il racconto dei personaggi di una Vicenza che non c'è più disegnati nel "Carosello vicentino"; ha scritto del "Martirio di una città" bombardata durante la guerra, e l'ha raccontata attraverso le cartoline, da "Vicenza e il suo paesaggio" edito assieme al Giornale a quelli pubblicati assieme all'amico Antonio Rossato; fino all'ultimo sulle corse dei cavalli in corso Palladio, quel "Palio di Vicenza", che - amava sottolineare - è più antico di quello di Siena.

 

Laico ma non laicista, animatore degli scout Gei, uomo dalla battuta pronta e felice, Walter Stefani era davvero un ragioniere. Mica per il titolo di studio, bensì perché era preciso e meticoloso: «Sono più veloce di un computer a trovare una notizia nel mio archivio», sosteneva. Raccoglieva tutto, foto, pezzi di giornale, cimeli, e con la sua grafia grande e chiara ordinava e metteva via. Inizi come garzone di orologeria, servizio militare nella Regia Aeronautica, fu assunto in Comune ufficio Dazio. Da sempre appassionato di teatro, si mise in luce come organizzatore di eventi con il Circolo dipendenti comunali, a iniziare dalle feste di carnevale in maschera. Il sindaco Giorgio Sala volle valorizzare la sua passione e lo chiamò all'ufficio Gabinetto. Nacque un sodalizio che produsse risultati storici. Sala e Stefani inventarono la "Primavera a Vicenza", rassegna di spettacoli rivoluzionaria in quel 1963, che portò un vento d'aria nuova in città. Tant'è che l'anno successivo il jazz sbarcò all'Olimpico con il "Modern jazz quartet". Al teatro palladiano Walter Stefani organizzò nel 1968 anche il concerto di Arturo Benedetti Michelangeli, a lume di candela: fu uno degli ultimi che il pianista tenne in Italia. Ma gli spettacoli che Stefani ha allestito, da capo dell'ufficio Cultura del Comune, sono innumerevoli. Da Vicenza sono passati tutti i big. Lui ricordava che una sera dovette far fuggire Alberto Lupo, assediato dalle fan, dalla soffitta del teatro "Roma". A pochi amici confidava che, in un'altra occasione, l'aveva scoperto in affettuosità con una vicentina.

 

Segretario del Comitato spettacoli classici, nato dalla collaborazione del Comune con l'Accademia Olimpica, Stefani riusciva a mediare tra due personaggi del calibro di Neri Pozza e Antonio Dalla Pozza, tanto intelligenti quanto sparagnini nei contratti. Ma ne uscirono stagioni straordinarie all'Olimpico: basta ricordare il ciclo di Maurizio Scaparro negli anni Settanta, la "Medea" con Albertazzi e la Proclemer e molti altri. Fu proprio Stefani, tra l'altro, a scoprire il corpo del direttore della Biblioteca Bertoliana Antonio Dalla Pozza, colpito da infarto al lavoro.

 

Walter amava la cultura, tutta, anche quella gastronomica. Autentico maestro del baccalà, quando mancò Virgilio Scapin nel 2006, fu naturale eleggere lui suo successore nella carica di priore della Confraternita. A chi scrive, Walter indirizzò tempo fa un biglietto firmato come "l'ultimo capo-claque del teatro Verdi". Del resto lui, che del "Verdi" ricordava come il ferro dei palchi è diventato la ringhiera della scala della "Bertoliana", al teatro aveva dedicato la sua vita: fu anche segretario della Commissione istituita nel 1968 dal sindaco Sala per giudicare il concorso per ricostruire il teatro, cui furono chiamati Gardella, Scarpa e Albini. Figuriamoci il suo disappunto quando, nel 2007, non fu invitato all'inaugurazione del nuovo teatro comunale. Se l'è legata al dito. Nel nuovo teatro non ha mai messo piede in questi dieci anni. Addio Walter, con affetto da tutta Vicenza: siamo sicuri che dove sei troverai il miglior baccalà, davvero angelico, che tu abbia mai gustato.

Antonio Di Lorenzo

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