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Nel Vicentino

Mille migranti
in più in 9 mesi
È emergenza

Gli sbarchi sulle coste italiane proseguono senza sosta: nel Vicentino i richiedenti asilo accolti sono ormai 2.300
Gli sbarchi sulle coste italiane proseguono senza sosta: nel Vicentino i richiedenti asilo accolti sono ormai 2.300
Vicenza, richiedenti asilo in gravidanza accolte in parrocchia (CAROLLO)

Se fossero solo numeri, sarebbe già complicato gestirli. Ma dietro ai numeri ci sono persone, uomini e donne che vengono dall’Africa o dall’Asia, a volte bambini. Per questo l’accoglienza diventa un rebus quotidiano, una corsa contro il tempo che inizia alla mattina e finisce a sera, se va bene, per poi ricominciare l’indomani. Anche ieri sono giunte a Vicenza 28 richiedenti asilo, tutte donne, otto incinte. Ma «i posti letto sono finiti». Lo dicono (anzi, lo ripetono) dirigenti e funzionari della prefettura che hanno i telefoni bollenti, impegnati a cercare una sistemazione dell’ultimo minuto per far passare la notte a queste persone. Alle 14.20 di ieri la ricerca era ancora vana. Scene di quotidiana emergenza.

PREVISIONI DOPPIATE. Sulla parola “emergenza” la politica si divide tra chi la ritiene tale e chi la nega. Restano i numeri e qualcosa dicono: ad esempio, che rispetto a nove mesi fa il Vicentino sta accogliendo mille persone in più, circa 2.300. Nel 2016 l’incremento è stato doppio rispetto a quello previsto dal ministero dell’Interno a inizio anno, quando era stimato l’arrivo di mezzo migliaio di migranti in più in provincia. Tant’è che a primavera la prefettura pubblicava il bando per l’accoglienza per portare da circa 1.300 a 1.828 i posti disponibili. In realtà a quella chiamata, una partita da 21 milioni di euro, risposero 33 cooperative che misero a disposizione 1.730 posti letto. La coperta era già corta in partenza, ma la situazione è via via peggiorata. Al punto che, in estate, la quota prevista era già superata e ora è doppiata. Da mesi, stanti le previsioni errate che hanno compromesso la possibilità di programmare l’accoglienza, la prefettura naviga a vista: quando sono annunciati nuovi arrivi, si mobilita con le cooperative che hanno vinto il bando, chiedendo loro ulteriori posti letto; oppure coinvolgendo quelle che non hanno vinto ma che hanno i requisiti. Il risultato è che oggi i migranti vicentini sono accolti da 39 diverse coop. Gli appelli del prefetto Eugenio Soldà all’accoglienza diffusa attraverso una ripartizione per quote (2 o 3 o 4 ogni mille abitanti) sono caduti nel vuoto a più riprese: nel Vicentino restano una sessantina, più della metà, i Comuni che non ospitano migranti. D’altra parte ce ne sono alcuni che hanno una maxi-concentrazione: la città capoluogo, innanzitutto, con circa 700 richiedenti asilo. È di Vicenza, tra l’altro, uno dei due progetti di accoglienza organizzata attraverso la rete Sprar, l’altro è quello “storico” che ha per capofila Santorso. Troppo poco per far fronte ai numeri di oggi.

«IPOTESI REQUISIZIONI». Il prefetto continua nella ricerca di un hub, una struttura che risponda alla primissima accoglienza: «Stiamo valutando un capannone in provincia - spiega Soldà - per accogliere in via temporanea 80-100 persone, prima di smistarle negli appartamenti: la trattativa con il privato è in corso», ma Soldà non svela nomi né luoghi. Però avverte: «Requisizioni di immobili? Non le posso escludere - afferma -. Siamo alla canna del gas e lo Stato mi chiama a gestire la situazione». Il suo pensiero va ai sindaci: «Se dal primo giorno tutti i Comuni avessero accettato di accogliere al massimo una ventina di richiedenti asilo ciascuno, oggi saremmo tutti tranquilli. Invece metà dei Comuni non accoglie: posizione legittima, ma altrettanto legittimo è che io mi guardi intorno per risolvere le situazioni». E conclude: «La ricerca delle strutture, da parte mia, sarà comunque sempre orientata alla minimizzazione dell’impatto, perché rispondo allo Stato, ma penso anche ai cittadini».

VIA MEDICI. E mentre il prefetto illustra il suo modus operandi, a distanza la Lega nord attacca: «Come sospettavamo gli appartamenti in via Medici continuano ad essere occupati da richiedenti asilo: Variati intervenga per ristabilire la legalità», afferma in una nota il segretario Matteo Celebron a proposito dei tre appartamenti «acquistati da una società di recente costituzione» e «trasformati in hub». «Attendiamo risposte su chi stia gestendo l’accoglienza. In via Medici non è chiaro come una società, di fatto riconducibile a chi amministra l’Hotel Adele, possa acquistare tre appartamenti. Quali risorse sono state impegnate? Da dove provengono?». Domande sospese. Ma una risposta, intanto, a metà pomeriggio riporta un sorriso in prefettura: per le 28 donne, i letti ci sono, perché la parrocchia di San Pietro ha teso una maso. Emergenza rientrata. Si respira. Per la notte, almeno.

Marco Scorzato

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