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Vicenza

Migrante
marchiato a fuoco
per vendetta

Il giovane pakistano si sarebbe rivolto ai medici del pronto soccorso per farsi medicare le ferite. ARCHIVIO
Il giovane pakistano si sarebbe rivolto ai medici del pronto soccorso per farsi medicare le ferite. ARCHIVIO
Il giovane pakistano si sarebbe rivolto ai medici del pronto soccorso per farsi medicare le ferite. ARCHIVIO
Il giovane pakistano si sarebbe rivolto ai medici del pronto soccorso per farsi medicare le ferite. ARCHIVIO

 

Era convinto di essersi lasciato l’inferno alle spalle. E invece, si sbagliava. Un immigrato pakistano, di una ventina d’anni, sarebbe stato seviziato e violentato da un gruppo di connazionali che, come lui, sono in attesa di ottenere il riconoscimento di rifugiati. Marchiato a fuoco e abusato sessualmente per ritorsione dallo stesso branco che il giovane aveva accusato del furto del proprio cellulare. Soprusi e angherie, che sarebbero andate avanti per mesi, sulle quali stanno cercando di fare luce le forze dell’ordine.

L’ARRIVO IN ITALIA. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, il ventenne sarebbe arrivato a Vicenza da qualche mese. Il viaggio del Pakistan all’Italia non è stato facile. Lo straniero avrebbe percorso la maggior parte degli oltre 5 mila chilometri che separano i due Paesi nascosto nel rimorchio di un camion, con poco cibo a disposizione e senza abiti pesanti in grado di ripararlo dal freddo.

IL FURTO DEL CELLULARE. Quando ha messo piede in città il giovane ha subito chiesto il riconoscimento di rifugiato. Deve ancora essere convocato in questura per le procedure di fotosegnalamento e nel frattempo viene ospitato in una struttura cittadina gestita da una cooperativa. Pochi giorni dopo il suo arrivo lo straniero è stato avvicinato da un gruppo di connazionali, anche loro alloggiati nella stesso edificio. Questi ultimi gli hanno rubato il cellulare, forse per imporre la propria supremazia e fargli capire chi comanda o forse per estorcergli del denaro. La vittima ha chiesto diverse volte che il telefonino gli venisse restituito. Gli serviva per chiamare la propria famiglia e far sapere ai propri parenti che era arrivato a destinazione e stava bene. Le sue richieste sono cadute nel vuoto. E così, ha denunciato l’accaduto ai responsabili del centro di accoglienza.

GLI ABUSI SESSUALI. Il pakistano è riuscito a tornare in possesso del cellulare, ma il branco ha deciso di vendicarsi. Secondo il racconto della vittima, da quel momento in poi i suoi connazionali avrebbero cominciato a violentarlo. Abusi sessuali di gruppo che sarebbero stati commessi quasi ogni giorno per diverse settimane. Un incubo senza fine. Il giovane sarebbe stato inoltre costretto a bere fino a ubriacarsi per sopportare meglio il dolore provocato dalle violenze e non mettersi a urlare, rischiando di attirare l’attenzione degli altri ospiti e dei responsabili della struttura.

MARCHIATO A FUOCO. Ma non è tutto. Il pakistano, inoltre, sarebbe stato marchiato a fuoco dai suoi aguzzini. Che gli avrebbero abbassato i pantaloni e causato delle gravissime ustioni sul sedere, utilizzando delle monete incandescenti. Tutto questo per dargli una lezione e lasciare sulla sua pelle un segno indelebile.

LE INDAGINI. Sull’inquietante episodio la procura ha aperto un fascicolo di inchiesta. Sull’indagine vige il massimo riserbo. Gli investigatori stanno cercando di verificare il racconto della vittima e di identificare i presunti colpevoli. Difficile che il giovane migrante si sia inventato tutto. Le angherie patite durante gli ultimi mesi dal profugo sarebbero confermate da alcuni referti medici. Le forze dell’ordine stanno inoltre tentando di trovare un movente. Possibile che tutte queste vessazioni siano state messe in atto solamente per vendicare uno sgarbo? Difficile, secondo gli inquirenti. Dietro questi comportamenti brutali potrebbe esserci qualcosa di più preoccupante. Nel frattempo, la vittima è stata messa al riparo dai suoi aguzzini e trasferita in una struttura protetta, dove i suoi connazionali non potranno più abusare di lei e seviziarla.

Valentino Gonzato

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