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Vicenza

Mette muta da sub
Si sente soffocare
e corre in ospedale

Un subacqueo durante un’immersione. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un subacqueo durante un’immersione. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un subacqueo durante un’immersione. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un subacqueo durante un’immersione. IMMAGINE D’ARCHIVIO

VICENZA.  Cosa ci facesse nel salotto di casa con una tuta da subacqueo modello “Rofos” e taglia 2, rimane un mistero. La certezza è invece che se non si fosse presentato al pronto soccorso avrebbe rischiato di passare davvero guai seri, forse anche il soffocamento.

È la disavventura che ha visto protagonista un 46enne, di origine inglese, ma residente in città. L’uomo arriva al San Bortolo alle 2.34 di sabato. Chi lo accoglie alla porta del triage capisce subito che il caso è, a dir poco, singolare. Il paziente, infatti, è vestito con una tuta da sub.

Gli sguardi, tra gli infermieri, si fanno tra l’attonito e lo sbigottito. Una cosa del genere non l’aveva ancora mai vista nessuno. Poi però lo stupore lascia presto spazio all’azione, anche perché l’uomo, avvolto nella gomma che lo sta strizzando come una sardina, dice di faticare terribilmente a respirare.

Tanto che per incamerare un po’ di ossigeno deve spalancare la bocca a più riprese. E se non si rischiasse la facile ironia, verrebbe da dire proprio come un pesce. Ma la vicenda invece è piuttosto seria, visto che gli infermieri devono intervenire rapidamente considerato che il battito cardiaco dell’uomo si fa sempre più accelerato e i suoi respiri di pari passo più affannati.

Alla fine la decisione è netta: la tuta, se non si sfila, deve essere tagliata; la priorità è solo una: liberare l’uomo e farlo tornare a respirare normalmente.

Così, dopo una manciata di minuti, grazie alla prontezza del personale del triage, il sub può tornare libero e sentirsi finalmente sollevato.

Risolto il problema relativo alla salute del paziente resta però intatta la curiosità di sapere cosa ci facesse un uomo di 46 anni, sabato notte, avvolto in una tuta da subacqueo. Un indumento, evidentemente troppo stretto per la sua taglia, e che gli ha fatto passare minuti di paura, tanto da dover correre al pronto soccorso per chiedere aiuto. Terminato l’intervento, che ha comunque richiesto una buona dose di sangue freddo tra gli infermieri, è rimasta in tutti la sensazione di avere visto qualcosa che forse non si era mai verificato all’interno del pronto soccorso del San Bortolo.

Matteo Bernardini

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