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Vicenza

Maschi vicentini
meno fertili
Colpa dello smog

Lo smog cittadino è indicato tra le cause principali dell’aumentata infertilità nei maschi vicentini
Lo smog cittadino è indicato tra le cause principali dell’aumentata infertilità nei maschi vicentini
Lo smog cittadino è indicato tra le cause principali dell’aumentata infertilità nei maschi vicentini
Lo smog cittadino è indicato tra le cause principali dell’aumentata infertilità nei maschi vicentini

Vicenza in testa al Veneto per infertilità maschile. Non è un bel record, ma è la realtà. Fra le principali cause lo smog, l’aria inquinata, le polveri sottili. Solo in Campania si sta peggio. «Abitare in zone ad alto tasso di inquinamento per problemi ambientali – spiega l’andrologo Giuseppe Benedetto - influenza la maturazione degli spermatozoi. In Campania c’è stato un peggioramento degli indici seminali del 15 per cento. A Vicenza i parametri seminali sono calati del 6 per cento per numero di spermatozoi e del 7 per cento per mobilità».

Insomma, fra le ragioni della denatalità c’è pure questo preoccupante declino della fertilità maschile. I dati Istat sono impietosi. Vicenza negli anni del boom era la provincia veneta con un indice di natalità superiore alla media, segno di vitalità derivata da un’economia in forte crescita. A qualche anno dall’inizio della crisi, i tassi demografici fotografano una situazione ben diversa. Se nel 2002 Vicenza era la provincia veneta con il tasso di natalità più alto (10,7 per mille) e nel nord Italia era seconda a pari merito con Bergamo, oggi siamo scesi all’8,8 per mille. Sotto Verona e Treviso. «In passato – spiega Benedetto - si pensava che la difficoltà di concepire dipendesse quasi esclusivamente dalla donna. Invece è dimostrato che nel 50 per cento dei casi è l’uomo ad avere una ridotta capacità riproduttiva». Oltre allo smog, ad ostacolare la fertilità maschile ci sono i pesticidi, alcuni metalli come il piombo, il cadmio e il mercurio, alcuni solventi impiegati nelle vernici, gli inchiostri per stampa e adesivi, gli estrogeni della carne bovina. Ci sono anche lavori più esposti al rischio: la vicinanza a fonti di calore (ad esempio, gli altiforni nell’industria siderurgica) e le radiazioni elettromagnetiche sono fra i primi fattori negativi della lista pericolosa.

A livello ormonale incidono le alterazioni funzionali della tiroide e dell’ipofisi, oppure l’assunzione di ormoni come il testosterone e gli estrogeni che si usano clandestinamente in palestra, che possono anche provocare tumori dei testicoli come è successo ad alcuni ciclisti piuttosto noti. «Un’altra causa – dice Benedetto - è il varicocele. Il sangue ristagna sul testicolo, si alza la temperatura dei testicoli e peggiora la produzione degli spermatozoi. È una patologia presente nel 10-18 per cento della popolazione maschile adulta, mentre l’incidenza arriva fino al 25-40 per cento negli uomini che si rivolgono ai centri per l’infertilità. Insorge tra i 15 e i 25 anni». Le infezioni dei testicoli sono la prima causa di infertilità dell’uomo: una parotite presa a 14-15 anni e non curata bene, ma anche una malattia a trasmissione sessuale nei rapporti non protetti come la clamydia possono rendere sterili.

L’elenco è ancora lungo. Ci sono le chemioterapie anti-tumori, le infezioni prostatiche, e poi gli stili di vita: fumo, alcol, droghe. Sono veleni che bloccano la produzione degli spermatozoi. Un altro killer è l’obesità. Benedetto lancia l'allarme: «Occorre fare molta attenzione. Uomini e donne hanno meno possibilità di procreare o di condurre una gravidanza senza rischi. È sufficiente aumentare di peso di 10 chili per diminuire la probabilità di fertilità nell’uomo. Inoltre, alcuni alimenti troppo ricchi o elaborati come carne e grassi possono minare la qualità dello sperma. Al contrario, un’alimentazione sana ed equilibrata, accompagnata da una regolare attività fisica, favorisce una migliore produzione degli spermatozoi». Infine, un pericolo virtuale potrebbero essere anche i Pfas: «Il timore c’è – spiega Benedetto – ma non esistono studi che lo dimostrino concretamente».

Franco Pepe

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