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Vicenza

«Mai più abusi»
L’urlo delle donne
scuote la piazza

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Un momento della coreografia “One billion rising revolution”
Un momento della coreografia “One billion rising revolution”
One Billion Rising, flash mob a Vicenza

VICENZA. È un urlo potente, «non sono una proprietà», è una presa di coscienza liberatoria, «non sono invisibile» ma, soprattutto, è una promessa solenne: «Mai più scuse, mai più abusi». È l’onda colorata di “One billion rising revolution 2018”, il flash mob mondiale contro la violenza di genere organizzato da Jazzercise Vicenza nord con il patrocinio del Comune e che ieri pomeriggio in centro ha agitato il mare dei diritti civili. In una piazza dei Signori sorpresa dalla pioggia e dai fazzoletti rossi di oltre 150 ballerini improvvisati è andata in scena la tappa berica della campagna internazionale lanciata tre anni fa dalla drammaturga e attivista Eve Ensler, che il 14 febbraio ha toccato 207 nazioni e 100 città italiane. Sulle note dell’inno della rivoluzione femminile “Break the chain”, gli istruttori di Jazzercise Vicenza nord (e delle filiali della provincia), hanno guidato decine di donne, ma anche qualche marito, padre, figlio, nella coreografia simbolo della lotta contro ogni forma di violenza, discriminazione, molestia. In pista per la causa anche il consigliere delegato alle pari opportunità Everardo Dal Maso, che ha approfittato della vetrina per fare memoria di contatti e strutture “rosa”: «Il numero verde 15 22 e il centro antiviolenza che purtroppo, lo ricordiamo, in 6 anni ha ricevuto 1.500 richieste di aiuto». Sulla scia del movimento #metoo, che sta tentando di scardinare un sistema maschilista duro a morire, la manifestazione di piazza dei Signori ha avuto un significato ancor più profondo: perché non di sola violenza fisica patisce una donna. «È stato sufficiente entrare nelle scuole per scoperchiare, anche lì, un vaso di Pandora - rivela Giuseppe Sandon, istruttore Jazzercise -. Più di qualche ragazzina ha trovato il coraggio di confessare di essere stata vittima di molestie di vario genere». Alla chiamata globale di “Revolution 2018”, hanno risposto anche gli studenti del Fogazzaro - 600 quelli coinvolti nei giorni scorsi con prove e lezioni sul tema - e gli alunni della media Bortolan. «La violenza contro le donne riguarda tutti - spiega Martina, 13 anni -. Siamo qui per dire che, anche alla nostra età, noi non ci stiamo». Perché se il rispetto e l’uguaglianza si devono respirare e imparare fin da bambini, non è mai troppo presto per divenire cittadini attivi, anche attraverso quei passi di danza ormai universali. «Non ho più paura - cantano sotto la pioggia -, danzo perché non ne posso più, danzo per rovesciare tutto». Un abbraccio collettivo in cui bambine, ragazze e signore si sono strette per gridare contro pregiudizi, luoghi comuni, sessismo, che «è ora di spezzare la catena».

Giulia Armeni

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