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Vicenza

Lite furibonda
Lui la rinchiude
lei lo accoltella

I carabinieri sono intervenuti in strada Marosticana 539, in località Panna, per una lite sfociata in un tentato omicidio. COLORFOTO ARTIGIANA
I carabinieri sono intervenuti in strada Marosticana 539, in località Panna, per una lite sfociata in un tentato omicidio. COLORFOTO ARTIGIANA
I carabinieri sono intervenuti in strada Marosticana 539, in località Panna, per una lite sfociata in un tentato omicidio. COLORFOTO ARTIGIANA
I carabinieri sono intervenuti in strada Marosticana 539, in località Panna, per una lite sfociata in un tentato omicidio. COLORFOTO ARTIGIANA

Lei gli pianta nel petto un coltello di 25 centimetri che solo per caso non lo uccide. La lama si conficca tra il cuore e la clavicola sinistra, lesionando un polmone. Il ferito, Mamy Traore, 35 anni, cittadino della Guinea, è ricoverato al San Bortolo in condizioni gravi, ma non in pericolo di vita. La sua convivente Simandrine Tchetche, 22 anni, originaria della Costa d’Avorio, si trova invece in carcere con l’accusa di tentato omicidio.

LA LITE. La lite, non la prima tra i due, scoppia ieri mattina intorno alle 9.30 in un appartamento al secondo piano in strada Marosticana 539, in località Panna. La coppia litiga rumorosamente, ma poi torna la calma, apparentemente. In realtà Traore lascia l’abitazione, mentre la compagna rimane dentro. «Mi ha chiusa in casa e non posso uscire», dirà intorno alle 11.15 ai vigili del fuoco, ai quali chiede aiuto per essere liberata. Prima dei pompieri però torna il guineano, la discussione riprende e sfocia nell’accoltellamento. L’africano perde molto sangue. Intervengono i carabinieri e il Suem 118 con ambulanza e automedica. Il ferito viene trasportato al San Bortolo, prima al pronto soccorso e poi in sala operatoria. Ha una ferita profonda e un polmone perforato; vista la dinamica ha rischiato di morire, ma il pronto intervento dei medici gli ha salvato la vita. Viene ricoverato nel reparto di chirurgia.

LE VERSIONI. Tchetche viene accompagnata in caserma e interrogata. Le due versioni divergono: lei racconta che è stato il convivente a minacciarla con un coltello da cucina; che lei glielo ha strappato di mano, ma solo per difendersi. Che lui sarebbe un tipo violento, un manesco. Traore, sentito in ospedale, afferma invece di essere stato aggredito dalla ragazza, che è stata arrestata e portata nella casa circondariale di Montorio Veronese.

I VICINI. Il caseggiato che si trova sulla sinistra subito dopo l’incrocio per Cresole è un calderone di etnie. Italiani, immigrati dell’Est Europa, africani, asiatici. Quasi nessuno però conosce la coppia. «Erano qui da un mese, li vedevamo passare ma non salutavano mai» raccontano i richiedenti asilo che vivono al civico 541, in alcuni appartamenti affittati alla cooperativa “L’Angolo”. Alcuni di loro sono ivoriani, ma dicono di non aver avuto contatti con Tchetche, regolare in Italia e incensurata. Nei giorni scorsi qualcuno aveva sentito delle urla provenire dall’appartamento della coppia e li aveva anche visti bisticciare. Ma niente che facesse presagire un tentativo di omicidio.

IL PRECEDENTE. Proprio al civico 541 qualche mese fa era intervenuta la polizia per un brutto fatto di cronaca. Tre richiedenti asilo pakistani sono stati arrestati con l’accusa di aver violentato, picchiato e seviziato un giovane di 19 anni. Lo torturavano con un alcune monete incandescenti. Il giudice ha poi convalidato il fermo in carcere. «Ma ora la situazione è tranquilla», si affretta a dire un’operatrice della cooperativa.

Paolo Mutterle

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