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Vicenza

Lo zaino del figlio
per fare stalking
all’ex compagna

Un bambino va a scuola con lo zaino: lì l’indagato nascondeva la lama
Un bambino va a scuola con lo zaino: lì l’indagato nascondeva la lama
Un bambino va a scuola con lo zaino: lì l’indagato nascondeva la lama
Un bambino va a scuola con lo zaino: lì l’indagato nascondeva la lama

I biglietti minatori li avrebbe nascosti nello zaino del figlio. «Quando la mamma viene a prenderti a scuola, dalle questa busta da parte mia», avrebbe detto al bambino. In un caso, avrebbe lasciato anche un coltello. «Ti uccido una volta per tutte, poi andrò in galera», le avrebbe scritto.

L’INCHIESTA. La procura, con il pubblico ministero Floris, ha chiuso le indagini a carico di M. L., 43 anni, residente in città (le iniziali sono a tutela del figlio, minorenne, altrimenti riconoscibile). L’imputato, che lavora come operaio, è accusato di stalking nei confronti di L. T., 40 anni, un’impiegata vicentina, e del suo nuovo compagno. L’operaio, assistito dall’avv. Vazzoler, rischia il processo; avrà venti giorni di tempo per farsi interrogare e far valere le sue ragioni, mentre la ex moglie, assistita dall’avv. Gozzi, in caso di dibattimento potrà costituirsi parte civile e chiedere quindi un risarcimento dei danni che ritiene di avere subito a causa del comportamento dell’indagato.

LE ACCUSE. In base a quanto la presunta vittima aveva denunciato, e che ora poi emerso nel corso delle indagini, la coppia si era separata alla fine del 2014 dopo 5 anni di matrimonio. Dall’unione era nato un bambino, che oggi ha 7 anni, e che è affidato alla madre. Dopo la separazione, che l’operaio non aveva accettato, era iniziata la guerra, durata dal gennaio 2015 fino all’aprile scorso, quando il giudice aveva emesso a carico del vicentino un provvedimento con cui gli vietava di avvicinarsi o di contattare la ex. Una misura poi sempre rispettata.

MESSAGGI E OFFESE. M. L. avrebbe reso la vita difficile all’impiegata con numerosi messaggini e tantissime telefonate. L’avrebbe pedinata, girando di frequente sotto casa, e cercandola sul luogo di lavoro, dove avrebbe cercato, parlando con colleghi e titolari, di metterla in cattiva luce. Dai vicini, amici e parenti avrebbe cercato ripetutamente di avere informazioni su di lei, roso - secondo l’accusa - dalla gelosia. Non sopportava l’idea che lei avesse un nuovo compagno.

LO ZAINO. Per minacciare la vicentina, l’indagato avrebbe messo in atto uno stratagemma che si commenta da solo. Il figlio, nel periodo contestato dalla procura, frequentava prima l’ultimo anno di scuola materna e poi la prima elementare. Il padre lo vedeva in giorni fissati, nel corso dei quali lo andava a prendere alla fine delle lezioni o lo portava in classe. In alcune circostanze, sapendo che poi il bambino avrebbe incontrato la madre, gli lasciava dentro la borsa o lo zainetto con i libri di scuola delle buste chiuse per la sua ex. Si sarebbe trattato di minacce, alcune velate e altre molto esplicite, contro di lei e contro il compagno. Oppure insulti, con epiteti irriferibili, per denigrarla.

IL BIMBO. Anche il figlioletto sarebbe stato coinvolto nell’opera di denigrazione della madre, poichè il padre gli avrebbe ripetuto che lei era una poco di buono, che aveva lasciato fuori di casa il papà per un altro uomo. Non a caso, lamenta l’accusa, il piccolo non sarebbe mai riuscito a creare un rapporto con il nuovo compagno della madre, anzi lo avrebbe respinto. Per questo della vicenda famigliare si sono interessati anche i servizi sociali. Va detto che M. L. ha sempre contestato le accuse, e in particolare questa ricostruzione, sostenendo invece che era il piccolo a lamentarsi con lui degli atteggiamenti della mamma, e lui avrebbe cercato di rabbonirlo. Ora dovrà spiegarlo al magistrato. D.N.

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