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Vicenza

Le ha ucciso
anche il gatto
Condannato

Il marito deve anche pagare anche 10 mila euro
Una delle aule penali del tribunale di Vicenza
Una delle aule penali del tribunale di Vicenza
Una delle aule penali del tribunale di Vicenza
Una delle aule penali del tribunale di Vicenza

L’ha maltrattata, picchiata, umiliata e minacciata per almeno 11 anni. E in una circostanza è arrivato persino a ucciderle il gattino di casa lanciandolo contro il muro.

Per i suoi innumerevoli comportamenti violenti ripetuti nel corso del tempo, Andryi Finkevych, cittadino russo di 47 anni, residente in città, in via Trento, l’altro giorno è stato condannato a un anno e mezzo di carcere. L’imputato, difeso dall’avvocato Raffaella di Paolo, dovrà anche risarcire la sua ex moglie versandole una somma di 10 mila euro (oltre ai 2.100 euro che dovrà pagare per le spese di parte civile).

La moglie, connazionale di Finkevych, è stata maltrattata a partire dal 2000 sino al momento in cui, evidentemente stanca delle percosse e delle umiliazione subite, ha deciso di denunciare il marito, ovvero nel 2011. Gli episodi violenti si sono susseguiti nel tempo e nelle città in cui i due hanno vissuto: da Napoli a Vicenza.

Ed è proprio qui, che nel corso dell’ennesimo eccesso d’ira, il 47enne ha preso il cucciolo di gatto sbattendolo addosso il muro e uccidendolo. Ma a quanto pare Finkevych ne aveva per utti, in primis per la moglie che almeno in una circostanza, dopo essere stata intimidita a suon di offese, botte e minacce, è stata anche incappucciata con un sacchetto di plastica.

Le aggressioni, poi, anche davanti ad altre persone, erano all’ordine del giorno, e consistevano nei tentativi di soffocamento e quindi nelle botte che arrivavano sempre più violente.

L’inchiesta da parte della procura era stata istruita nel 2011 dal pubblico ministero Toniolo. E l’altro giorno, dopo una lunga serie di udienze, il dibattimento si è concluso con la condanna del marito che doveva rispondere di minacce, e maltrattamento in famiglia, oltre che di lesioni. La moglie, infatti, in diverse occasioni era finita al pronto soccorso del San Bortolo dove era stata medicata a causa delle ferite inferte dall’imputato.

Lesioni che in un caso sono state giudicate guaribili in una manciata di giorni; in un altro anche per più di dieci. Ma ci sono state occasioni in cui la donna dopo essere stata colpita violentemente al volto e alla testa era rimasta per diversi minuti priva di sensi.

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