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Vicenza

Lavoro, anno nero
I decessi sono
cresciuti del 70%

L’’intervento di vigili del fuoco e dei carabinieri dopo un infortunio sul lavoro. ARCHIVIO
L’’intervento di vigili del fuoco e dei carabinieri dopo un infortunio sul lavoro. ARCHIVIO
L’’intervento di vigili del fuoco e dei carabinieri dopo un infortunio sul lavoro. ARCHIVIO
L’’intervento di vigili del fuoco e dei carabinieri dopo un infortunio sul lavoro. ARCHIVIO

Tre morti sul lavoro in Veneto nello stesso giorno sono un pugno nello stomaco. Secondo i dati della Cgil Veneto la provincia di Vicenza fa segnare un triste record con 24 decessi nel 2016. Per lo Spisal dell’Ulss 6 non ci sarebbe però un vero e proprio allarme, perché il trend pluriennale indica invece un calo.

I DATI. A sollevare il dibattito è la Cgil regionale, che osserva un aumento degli eventi mortali tra gennaio e ottobre, da 59 a 72. In crescita anche il numero totale degli infortuni, dai 51.842 del 2015 ai 53.509 dei primi nove mesi dell’anno. Più di un morto ogni due giorni lavorativi e 365 infortuni al giorno, parte dei quali con esiti invalidanti. Se si contano anche quelli in itinere, la provincia berica passa da 11.055 a 11.490 infortuni (+3,9 per cento) e da 14 a 24 vittime (+70%).

ULSS. Numeri, dietro a drammi comunque vada troppo frequenti, che non allarmano però il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Ulss 6. «In molti settori è aumentata l’occupazione e di conseguenza gli infortuni ma non c’è un’esplosione - commenta il dirigente medico Pierantonio Zanon, responsabile di medicina del lavoro -. Per gli incidenti gravi parliamo comunque, fortunatamente, di numeri piccoli, nei quali le variazioni di un anno possono essere fuorvianti. I tragici eventi ravvicinati di martedì non rispecchiano una situazione di allarme: negli ultimi dieci anni gli infortuni mortali sono in calo». All’interno dell’unità operativa diretta da Celestino Piz, Zanon è uno dei medici che vigila sulla sicurezza degli ambienti di lavoro. «Il 2016 è stato un anno particolarmente “aggressivo” per gli incidenti dei trattori sui campi, che sono considerati luoghi di lavoro. Ma il “polso” che arriva dalla normale vigilanza è di segno opposto: non abbiamo la sensazione di un peggioramento della sicurezza. Anzi, i verbali sono in calo e non perché ci siano meno ispezioni o una maggiore tolleranza, bensì perché le norme vengono rispettate. Rimaniamo anche noi sconcertati dagli eventi di martedì, che in attesa di far luce sulle dinamiche appaiono comunque poco prevedibili». In diversi episodi, anche recenti, si osservano due costanti: l’età avanzata delle vittime e la presenza di lavoratori esterni. «È chiaro che l’invecchiamento comporta qualche riflesso in meno - spiega Zanon - anche se va detto che si tratta di lavoratori autonomi e in possesso dei requisiti psicofisici. Inoltre quando più ditte lavorano assieme, come capita spesso in cantiere, il coordinamento è delicato. Non va trascurato che molti incidenti avvengono fuori dai luoghi di produzione tradizionali, dove il comportamento è migliorato sia per gli obblighi di legge che per cultura aziendale. All’esterno quando ci sono mezzi in movimento il rischio spesso viene sottovalutato. Invece il Testo unico sulla sicurezza è molto stringente su viabilità e segnaletica». I buoni risultati arrivano anche grazie alle campagne dello Spisal mirate per comparti produttivi. «Negli ultimi anni parte dell’attività si è focalizzata sui settori della lavorazione delle carni e sui panifici. Il prossimo obiettivo saranno le cooperative».

SINDACATI. Dalle principali organizzazioni sindacali ieri sono arrivati messaggi di vicinanza alle famiglie dei lavoratori morti. «Un’altra tragedia che porta, purtroppo, il Veneto al terzo posto della graduatoria nazionale per numero di vittime. Vicenza è maglia nera con Napoli e Roma» osserva Grazia Chisin (Uil). «Le morti sul lavoro non sono mai tragiche fatalità - è il commento congiunto dei segretari generali del comparto edilizia Luca Rossi (Fillea Cgil), Lorenzo D'amico (Filca Cisl) e Giacomo Pirro (Feneal Uil) -. Il settore della costruzioni è il più pericoloso. Siamo preoccupati perché gli infortuni sono tornati ad aumentare nonostante la crisi abbia ridotto il numero di addetti e aziende».

Paolo Mutterle

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