<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La missione spaziale

La sonda su Marte
con occhi vicentini
in orbita per 4 anni

La simulazione del lancio della sonda Schiaparelli
La simulazione del lancio della sonda Schiaparelli
La simulazione del lancio della sonda Schiaparelli
La simulazione del lancio della sonda Schiaparelli

La missione ExoMars, che ha portato il lander Schiaparelli sulla superficie di Marte, si affida a occhi (anche) vicentini. L’astronomo Gabriele Cremonese, 53 anni, nato in città, ricercatore all’osservatorio astronomico di Padova, è il responsabile italiano di Cassis, camera ad alta risoluzione che registrerà immagini stereoscopiche del pianeta rosso. Ieri centinaia di studenti hanno seguito lo storico “ammartaggio” in diretta nell’aula magna del Bo, con il commento del direttore del centro di studi spaziali Stefano Debei (che ha collaborato ad alcuni esperimenti del modulo di discesa Schiaparelli), del geologo Matteo Massironi, e del ricercatore vicentino. «È stato un grande risultato - spiega Cremonese - perché nelle missioni spaziali è sempre difficile fare delle previsioni. Sarebbe bastata una tempesta di polvere a far cambiare la traiettoria del lander. Quando dal centro di controllo della missione ExoMars dall’Esoc di Darmstadt, in Germania, è arrivata la conferma dell’ammartaggio, nella sala gremita ci sono stati attimi di grande emozione». Anche se, poco dopo, è arrivata la doccia fredda dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea: «Manca il segnale dell’ultimo minuto di volo, non siamo sicuri che Schiaparelli stia bene».

Cassis, la più sofisticata camera a colori mai inviata su Marte, rimarrà a bordo della sonda madre, il Trace Gas Orbiter, che per i prossimi 4 anni continuerà a gravitare attorno al pianeta, a un’altezza di circa 400 chilometri. «Nelle prossime settimane arriveranno le prime immagini in prossimità alla superficie» spiega fiducioso Cremonese. Le foto verranno sviluppate in 3D a Padova nel 2017. L’obiettivo della missione è molto importante a livello scientifico: cercare tracce di gas (metano e altri) nell’atmosfera del pianeta. E capire da dove questi fuoriescano. «Se il metano fosse di origine biologica, come si sospetta, avremmo la prova dell’esistenza di forme di vita» spiega Cremonese.

Cresciuto in città fino all’età di sette anni prima di trasferirsi a Padova, nella nostra provincia Cremonese è ancora di casa. In estate capita spesso di trovarlo ad Asiago, negli osservatori di Pennar e di Cima Ekar. A Schio ha curato una mostra di astronautica e un convegno all’Ipsia Garbin. Laureato in astronomia a Padova nel 1987, con tesi sulla cometa di Halley discussa con il prof. Cesare Barbieri, il ricercatore vicentino da quasi vent’anni lavora all’istituto nazionale di astrofisica Nel 1997 ha scoperto la coda di sodio nella cometa Hale-Bopp. Successivamente ha iniziato a lavorare nell’ambito delle missioni spaziali e, dopo aver fatto parte di una commissione dell’Esa, è diventato il responsabile per la realizzazione di un nuovo concetto di stereocamera per la missione eurogiapponese BepiColombo, che tra un paio d’anni esplorerà Mercurio. Dopo Marte, gli occhi vicentini arriveranno anche sul pianeta più vicino alla nostra stella.

Paolo Mutterle

Suggerimenti