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Vicenza

La compagna:
«Parise merita
più di un vicolo»

Piazzetta San Faustino, dove è stato proposto di realizzare il monumento in  onore di Goffredo Parise
Piazzetta San Faustino, dove è stato proposto di realizzare il monumento in onore di Goffredo Parise
Piazzetta San Faustino, dove è stato proposto di realizzare il monumento in  onore di Goffredo Parise
Piazzetta San Faustino, dove è stato proposto di realizzare il monumento in onore di Goffredo Parise

«Certo che mi farebbe piacere che fosse dedicato un luogo pubblico a Goffredo Parise. Non un vicolo, però, piuttosto una bella strada». Inizia così, l’intervista con Giosetta Fioroni, 83 anni, pittrice e artista di origini romane che fu compagna dello scrittore vicentino tra il 1964 e il 1986, anno della morte. La donna, che oggi vive e lavora a Roma, ritirerà il prossimo 1 ottobre il premio Masi Civiltà Veneta. Dal suo atelier di Trastevere, accoglie con favore la proposta di dedicare qualcosa, nel capoluogo berico, a Parise. Il tema è tornato alla ribalta nei giorni scorsi, dopo la proposta di Luciano Parolin, membro della Commissione comunale toponomastica, di dedicare allo scrittore il Giardino Salvi; un’ipotesi che prevede di cambiare il nome allo storico parco che lambisce Porta Castello. Nel capoluogo berico continua così a fervere il dibattito in vista del trentennale della morte del letterato, che ricorre il prossimo 31 agosto. A far discutere è soprattutto il fatto che, dopo trent’anni, in città non esista ancora una via, una strada, una piazza intitolata ad un illustre esponente della cultura vicentina come Parise. Legato al suo nome c’era solo il secondo istituto tecnico commerciale cittadino, il quale ha però chiuso i battenti nel 1989/1990. Da quel momento resta aperto il debito della città nei confronti di una figura che nel 1984 fu insignita della medaglia d’oro di cittadino benemerito.

Signora Fioroni, le sembra giusto che, a trent’anni dalla morte di Goffredo Parise, a Vicenza non esista ancora un luogo pubblico a lui dedicato?

Non spetta a me dire cosa sia giusto o non giusto. Sicuramente è un peccato che a Vicenza non ci sia nulla intitolato a Goffredo Parise. In ogni caso si è ancora in tempo per fare qualcosa. Non dedicategli un vicolo, però, o una via di periferia. Goffredo merita una bella strada.

C’è anche chi ha proposto di costruire un monumento in suo onore, in piazzetta San Faustino.

Realizzare un monumento rappresenta un’operazione molto complessa. Bisogna fare una cosa fatta bene, trovare l’autore adatto e procedere con una riflessione molto attenta. Per costruirlo è necessario individuare un artista che abbia delle idee degne della nostra contemporaneità e che sappia allo stesso tempo dare vita a qualcosa di originale ma anche di molto speciale.

Lei conosce Vicenza? Che idea si è fatta della città?

Ci sono venuta molte volte, assieme a Goffredo. Vicenza è una città meravigliosa, metafisica, indimenticabile. Durante le nostre visite ho conosciuto il famoso libraio Virgilio Scapin e gli amici di Goffredo: Neri Pozza, Guido Piovene, Giuseppe Sparzani. Quest’ultimo era un suo caro amico.

Qual era il rapporto di Goffredo Parise con la sua città natale?

Era un rapporto di amore e odio, caratterizzato da forti contrasti. Questo è un argomento molto ampio e dibattuto, sul quale esiste una ricca letteratura. In ogni caso era un legame forte, a Vicenza Goffredo scrisse il suo primo libro, “Il ragazzo morto e le comete”.

Sono in programma eventi o iniziative dedicate alla sua figura?

Ho personalmente ideato e realizzato una mostra dedicata a lui. L’esposizione comprenderà diversi materiali su Parise e aprirà a Mantova il 7 settembre.

A Mantova e non a Vicenza?

L’occasione è il Festival della letteratura che si svolge in quella città.

Che ricordo le resta di Parise?

È un ricordo essenziale, impossibile da riassumere in poche parole. Abbiamo vissuto assieme tanti anni, è stato l’uomo della mia vita. Per lui ho più che un ricordo: la mia, nei suoi confronti, è una passione.

Matteo Carollo

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