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I vicentini

La cannabis libera
spacca i deputati
Scontro Pd-destra

Un sit-in dei Radicali pro-legalizzazione davanti a Montecitorio
Un sit-in dei Radicali pro-legalizzazione davanti a Montecitorio
Un sit-in dei Radicali pro-legalizzazione davanti a Montecitorio
Un sit-in dei Radicali pro-legalizzazione davanti a Montecitorio

Tutti dichiarano di non aver mai provato. Ma al di là delle esperienze personali di ciascuno e dell’aver fumato o meno una spinello ai tempi del liceo o dell’università, l’orientamento dei deputati vicentini rispetto alla legalizzazione della cannabis è preciso ed evidenzia una spaccatura netta tra maggioranza e minoranza. Il disegno di legge in questione è approdato ieri nell'aula di Montecitorio per la discussione generale, ma il provvedimento verrà esaminato nel merito a settembre. Motivo per il quale parecchi parlamentari non hanno letto in maniera approfondita il testo - che prevede la coltivazione di cannabis per uso personale fino a 5 piantine, mentre per la detenzione il tetto massimo è di 5 grammi all’esterno innalzabili a 15 grammi in casa e il commercio è consentito in regime di monopolio statale per la coltivazione delle piante, preparazione e vendita al dettaglio (tutto questo vale per i maggiorenni) - però un’idea se la sono fatta. Con i due onorevoli di Lega nord e Forza Italia che dicono no e i tre del Pd che viaggiano verso il sì.

IL NO SECCO. «Non ho avuto modo di studiare bene il testo. Credo però - spiega il forzista Dino Secco - che si possa valutare l’uso della cannabis per scopi medici; sono contrario alla liberalizzazione per uso ricreativo perché il rischio di assuefazione o il passaggio a droghe di altra natura vanno considerati. E, più in generale, le sostanze che alterano la lucidità non mi piacciono». Contrario anche il deputato leghista Filippo Busin, che tocca subito anche due degli elementi che stanno alla base di chi questo ddl lo ha voluto: «Si dice “liberalizziamo così togliamo questo mercato alle organizzazioni criminali e intasiamo meno pure il sistema giustizia”, ma io ho un pensiero molto preciso, che vale anche per il gioco d’azzardo: lo Stato deve anche essere in grado di dare rispetto ad alcune cose un indirizzo etico e non può farsi dispensatore di sostanze nocive che vanno ad incidere sull’equilibrio psico-fisico dei suoi cittadini». E aggiunge: «Se ho mai fumato uno spinello? No».

VERSO IL SÌ. Anche la deputata dem Daniela Sbrollini dice di non aver mai provato: «Mai fatto nemmeno un tiro di sigaretta». Sbrollini però il testo del ddl sulla liberalizzazione lo conosce bene, visto che è stato elaborato in commissione Sociale, che ci ha lavorato in maniera congiunta anche con quella Giustizia. «Favorevolissima all’uso terapeutico della cannabis perché può alleviare il dolore. Sono poi favorevole a una liberalizzazione più ampia, perché favorirebbe una riduzione del fenomeno criminale sul consumo e sullo spaccio, ma non tout court. Con dei paletti precisi, che in questo ddl ci sono: il testo uscito dalla commissione mi pare molto equilibrato». Pure per il collega renziano Filippo Crimì si va nella direzione giusta: «Oltre a togliere le droghe leggere dalle mani delle organizzazioni criminali, si potranno meglio utilizzare come prodotti ad uso medico per la terapia del dolore. Vi saranno limitazioni, come il divieto di fumare negli spazi pubblici». Stessa domanda anche a Crimì e stessa risposta: «No, mai fumato una canna». Anche Federico Ginato dichiara di non aver mai provato in vita sua e sul ddl-liberalizzazione è il più prudente: «Non sono contrario ma i dettagli della norma sono importanti e voglio capire se e come verrà emendato il testo».

Roberta Labruna

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