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Vicenza

La borsa di studio
“costa” una maxi
multa dal Fisco

Anna Flaminio con la madre Giuseppina Mantese
Anna Flaminio con la madre Giuseppina Mantese
Anna Flaminio con la madre Giuseppina Mantese
Anna Flaminio con la madre Giuseppina Mantese

Che razza di Stato è quello che premia una studentessa con un assegno di 1.500 euro e poi bastona i genitori della stessa con una multa da 5 mila euro? Risposta: è lo stesso Paese in cui le istruzioni per compilare il 730 precisano, a pagina sessantaquattro, che “sono esenti le borse di studio corrisposte ai sensi del Decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 257”. E le altre? Dipende. Chiosa dell’ente pubblico che ha erogato il contributo: «La legge non ammette ignoranza».

LA STORIA. Anna Flaminio, 23 anni, vive a Brendola. Il padre Sergio è operaio, la madre Giuseppina è dipendente Ulss. Centina al Fogazzaro, nel 2011 Anna si iscrive al corso di laurea di tecniche di radiologia medica. Con ottimi risultati, tanto che nel 2012 vince non una, ma due borse di studio. «Entrambe di 1.500 euro - racconta -. Una grazie alla Fondazione Domenico Corà, l’altra dell’Inpdap». Si tratta dell’ente di assistenza per i dipendenti pubblici, confluito poi nell’Inps. Qualche mese più tardi, la studentessa riceve il Cud da parte della Fondazione (privata). Dall’ente pubblico, invece «nessuna certificazione. E il bando non specificava se la borsa di studio facesse reddito». Per compilare il 730 la mamma si rivolge al Caf del sindacato. Che inserisce nella dichiarazione la somma erogata dalla Fondazione, ma non quella dell’Inpdap. «Logico: non avevamo il Cud. C’era solo un versamento di 1500 euro sul conto».

LA BATOSTA. La sanzione arriva tra il 14 e il 24 marzo, firmata Agenzia delle Entrate. In due tranches: 3065,89 euro di multa alla madre, 1945,09 euro al padre. Totale: 5010 euro e 98 centesimi «con uno sconto se si paga entro 30 giorni e la possibilità di finanziamento». Oltre ad aver omesso di inserire la borsa di studio nel 730, ai coniugi Flaminio viene contestato di aver dichiarato che la figlia era a loro carico. Errore: con le due borse di studio da 1.500 euro, il reddito della studentessa «supera il tetto di 2.840,51 euro». E quindi, niente detrazioni: i genitori devono restituire anche le spese sanitarie e per l’istruzione della giovane.

INPS. La famiglia Flaminio si rivolge all’Inps. Dove scopre che la certificazione era disponibile «ma andava chiesta on line con il codice Pin». E come si faceva a saperlo? «Ci hanno detto che la colpa è del sindacato. Qualcuno, tra i beneficiari, è stato avvisato che la borsa di studio era da dichiarare. Purtroppo mia mamma non lo sapeva». Il paradosso è che è lo stesso Inps a segnalare alle Entrate le somme erogate: con il Fisco la comunicazione funziona. Con il cittadino, un po’ meno... «Oggi però a chi riceve un sostegno - fanno sapere dalla Direzione provinciale - la certificazione unica arriva in automatico». E in passato? «Non sappiamo...». L’Inpdap è stato soppresso a fine 2011. Nel 2012 sono partiti i controlli incrociati Inps/ Fisco. Le vittime: «Siamo stati sfortunati...».

ENTRATE. In merito alla vicenda di Anna Flaminio, la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate informa che «la borsa di studio erogata non è soggetta all’esenzione prevista per altre tipologie di borse, come ad esempio quelle erogate dalle università. La legge infatti prevede che sia assimilata a redditi da lavoro dipendente. Quindi va a sommarsi con gli altri redditi percepiti nell’anno dalla studentessa, il cui totale supera la soglia per poter usufruire, da parte dei genitori, delle detrazioni per familiare a carico, che di conseguenza decadono. L’ufficio pertanto ha agito in base alla legge». «Non so - commenta Anna - se mi sarebbe convenuto accettare quell’assegno». Forse avrebbe dovuto prendere dei voti più bassi. Oppure frequentare Radiodiagnostica: lì, in base al decreto legislativo citato, le borse di studio sono esentasse. A Radiologia, no: bisognava saperlo.

Paolo Mutterle

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