<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

L’agnello a Pasqua
la tradizione resiste
a crociate e appelli

Per la Pasqua vicentina non calano le richieste di carne d’agnello
Per la Pasqua vicentina non calano le richieste di carne d’agnello
Per la Pasqua vicentina non calano le richieste di carne d’agnello
Per la Pasqua vicentina non calano le richieste di carne d’agnello

VICENZA. L’agnello pasquale non lascia le tavole dei vicentini. Le campagne e gli appelli a suon di immagini con animaletti teneri e ricciolini diffuse sui social e non solo sembrano non far breccia nei cuori – e tantomeno negli stomaci – di chi apprezza la carne di agnello o capretto e come da tradizione la porta in tavola il giorno di Pasqua. Con buona pace anche di Silvio Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva diffuso fotografie in cui abbracciava affettuosamente un agnellino nel parco di casa, insieme all’ex ministro dell’Ambiente Maria Vittoria Brambilla. A confermarlo sono i macellai vicentini, che pur spiegando di dover aspettare sabato per tracciare un bilancio definitivo, non rilevano cali nei consumi, tantomeno dovuti a rimorsi di coscienza.

RICHIESTE STANDARD. La svolta animalista di Berlusconi, seguito a stretto giro dalla presa di posizione della presidente della Camera, Laura Boldrini che ha adottato due agnelline per salvarle dalla macellazione, sembra dunque non avere effetti nei consumi vicentini. «Le richieste seguono lo standard degli altri anni – afferma Bruno Baggio, della macelleria omonima ai Ferrovieri – le persone a cui piace continuano a mangiarlo, chi lancia appelli contrari liberissimo di farlo. Berlusconi? Il mondo è bello perché ognuno può fare quello che vuole». Non si registrano cali nemmeno a Mercato Nuovo. «Le campagne un po’ influenzano – commenta Emiliano Pozza, de I Macellai – mi è capitata una persona che aveva qualche dubbio, però poi è tornata a ordinarlo. Il conto preciso lo potremo fare solo sabato, ma chi lo mangia non ha cambiato idea». Qualche timore, più che tra le persone, pare però esserci a monte. «Alcuni fornitori quest’anno sono stati molto più cauti – continua Pozza -, temendo il contraccolpo, anche perché è un tipo di carne molto costosa e che dopo Pasqua ha un netto calo di vendite. Uno non li ha nemmeno presi». Conferma la tendenza anche Giuseppe Giordani, che gestisce con il figlio Roberto lo storico esercizio di corso Padova. «La nostra macelleria è conosciuta proprio per questo tipo di carne – racconta – e pure noi non abbiamo registrato cali nelle vendite. Credo che la qualità paghi anche in questo caso. I nostri clienti non si sono fatti influenzare e vedo che anche i ragazzi sono sulla stessa lunghezza d’onda dei loro genitori. Speriamo continuino, anche perché quella di agnello è una delle carni più sane. Comunque che il consumo non sia diminuito è testimoniato anche dai fornitori, visto che mi hanno detto di avere quasi finito le scorte».

LE PROTESTE. Loro le proteste contro il consumo di agnelli e capretti a Pasqua le hanno subite anche materialmente. «Qualche anno fa la mattina di Pasqua ci siamo trovati le vetrine spaccate con dei sassi – continua Giordani – e quelli seguenti per due volte ci hanno attaccato manifesti con una colla terribile, che abbiamo dovuto grattare via dalle vetrate. Speriamo che non ricomincino».

Maria Elena Bonacini

Suggerimenti