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Inquinamento da Pfas
Non ci sono relazioni
con il numero di tumori

Gianmaria Pitton

INVIATO A PADOVA

Non è stato riscontrato alcun rapporto di causa-effetto tra la presenza dei Pfas nell’acqua e l’incidenza di tumori. È la laicità dei numeri, ha detto il responsabile scientifico del Registro tumori del Veneto, Massimo Rugge, nel presentare ieri la ricerca condotta dallo stesso Registro: «Poi possiamo dare tutte le interpretazioni che vogliamo. Ma il nostro compito è fornire i numeri».

La possibile correlazione tra i Pfas - le sostanze perfluoroalchiliche - e i tumori è una delle maggiori fonti di preoccupazione per le popolazioni che abitano nelle aree interessate, i 21 Comuni della “zona rossa” (127 mila abitanti fra il Vicentino, il Veronese e il Padovano), di cui sette vicentini, cioè Alonte, Asigliano Veneto, Brendola, Lonigo, Noventa Vicentina, Pojana Maggiore e Sarego. Il Registro tumori, su mandato regionale, ha quindi esteso il proprio raggio d’azione ai territori dell’Ulss 5 e della parte sud dell’Ulss 6, prima non compresi. «È l’unico registro di questo tipo in Italia - ha aggiunto Rugge - contiamo di allargarlo fino al confine ovest della regione, e poi a est».

RISULTATI. Nelle due aree oggetto d’indagine (Ulss 5 e Ulss 6 sud) nel 2013 ci sono stati 1.223 nuovi casi di tumori maligni (687 maschi, 536 femmine). I più frequenti sono, per gli uomini, i tumori alla prostata (199), vescica (70), colon-retto (68), polmone (62); per le donne, i tumori alla mammella (162), colon-retto (66), tiroide (38), utero (33). Non c’è, a livello statistico, uno scostamento sensibile tra questi dati e quelli dell’Ulss 16 di Padova, sempre nel 2013, e quelli del Registro tumori (Rtv) nel periodo dal 2008 al 2009: essendo l’Ulss 5 e l’Ulss 6 sud un’area di nuova acquisizione per il Registro, non si può ancora fare una comparazione anno su anno, ma secondo gli esperti regionali il confronto tra periodi leggermente diversi è comunque significativo.

PROSTATA. L’unico indicatore che emerge nettamente è l’incidenza del tumore alla prostata, più elevata nell’Ulss 5 e Ulss 6 sud rispetto ai valori Rtv e Ulss 16. Perché? «Le patologie alla prostata sono molto presenti tra la popolazione anziana - ha spiegato l’epidemiologo Manuel Zorzi - ma spesso sono silenti. La diffusione del test Psa ha permesso di eseguire più biopsie e quindi di scoprirne di più». «La differenza dell’incidenza - ha chiosato Rugge - la fa la tenacia con cui cerchiamo la patologia».

TESTICOLO E RENE. I tumori più “interessanti” però, per quanto riguarda i Pfas, sono quelli al testicolo e al rene. L’International Agency for Research on Cancer (Iarc) parla di “possibilmente cancerogeni” (possibly carcirogenic) riferendosi ai Pfoa (i composti perfluoroalchilici a “catena lunga”, più persistenti nell’organismo). Il Registro veneto evidenzia che l’incidenza di tumori al rene nell’area Pfas, tra il 2010 e il 2013, è inferiore a quella nella parte nord dell’Ulss 5, nello stesso periodo, e alla media dei dati Rtv 2008-2009. È invece superiore quella del tumore al testicolo, «tuttavia - ha spiegato Zorzi - parliamo di nove casi in totale. Non è uno scostamento significativo dal punto di vista statistico». Come ulteriore indicatore è stata valutata la resezione del testicolo, in seguito alla diagnosi di tumore maligno. I dati dei ricoveri fra il 1997 e il 2014 di maschi in Veneto, fra i 15 e i 54 anni, non evidenziano, nell’area di esposizione ai Pfas, un tasso di resezioni superiore al resto della regione.

APPROFONDIMENTI. Ammesso che i dati siano «tranquillizzanti» - è il termine usato da Rugge - non vuol dire che si chiuda baracca. Anzi, «fornire i numeri è il punto di partenza per approfondimenti successivi. Il dato osservazionale è stretto, sì - ha ammesso il responsabile del Rtv a proposito del fatto che si riferisce al solo 2013 - tuttavia la presenza dei Pfas non comincia da ieri». La sostanza è che l’effetto accumulo, se c’è stato, dura almeno da vent’anni: se avesse causato tumori, avrebbero dovuto emergere anche in una finestra di osservazione limitata. Nessuna correlazione con i Pfas, quindi, a dispetto di quanto sostenuto da altri studi dai toni allarmistici: «I nostri criteri - commenta Rugge - sono validati dall’Iarc».

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