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Vicenza

«Incinta a 17 anni
Ho scelto di far
nascere la bimba»

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Una tenera immagine di un neonato che stringe la mano della mamma
Una tenera immagine di un neonato che stringe la mano della mamma
Una tenera immagine di un neonato che stringe la mano della mamma
Una tenera immagine di un neonato che stringe la mano della mamma

VICENZA. Durante la telefonata si sente una voce di bimba. Melissa, la mamma, la riprende dolcemente. Ma non disturba, la piccola, anche perché è lei la vera protagonista della storia. Una storia di caparbietà e di speranza, di incomprensioni che si sciolgono in un abbraccio. Di morte nell’anima che lascia spazio alla vita. 
Il racconto è di Melissa Dalla Pria. Non ha passato un periodo facile, però non rimpiange nulla. Il tono della sua voce è gioioso, anche nell’affrontare un tema pesante che tocca tantissime donne, tantissime mamme. La sua gioia arriva anche da una circostanza felice: tra pochi giorni sposerà il suo compagno, Matteo Mantiero. La persona che non l’ha mai abbandonata.

 

Da dove partiamo, Melissa?
Dal novembre del 2014. Avevo 17 anni, stavo studiando all’istituto San Gaetano, settore turistico e alberghiero. Ero contenta, avevo il ragazzo, Matteo, e le cose stavano andando bene. Ma un giorno ho scoperto di essere incinta.

 

Ed è cambiato tutto.
La mia vita è stata stravolta, completamente. Eravamo giovanissimi, tutti i progetti che avevamo sembravano andare in fumo. E le persone che ci stavano vicine, in un primo momento, mi suggerivano di non tenere il bambino. Di abortire.
Ha avuto paura?
All’inizio ero disperata. Però avevo con me il mio ragazzo, mi è stato vicino sempre, costantemente. Quando gli ho dato la notizia, la sua prima reazione è stata di gioia.

 


Cosa ha deciso di fare?
Avevo tutti contro. Però sono sempre stata contro l’aborto, non volevo neanche pensare a quella possibilità. Conoscevo il Movimento per la vita di Vicenza, alcuni rappresentanti erano venuti a presentare l’associazione a scuola. Mi sono ricordata di quello che dicevano, così li ho contattati.

 


Che risposta ha avuto?
Subito la loro preoccupazione è stata quella di tranquillizzarmi. Se ti agiti, mi dicevano, fai del male al bambino. Poi mi hanno assicurato che mi avrebbero aiutato. Mi hanno spronato a parlare ai miei genitori, e ai genitori di Matteo. Ma mi hanno garantito che mi sarebbero stati vicini in ogni caso. E in seguito mi hanno aiutato, anche economicamente.

 


E lei?
Ho preso il coraggio a due mani e ho parlato ai miei. Ho detto loro: “quella che ho dentro di me è una vita. Pensa, mamma, che questo bambino tra qualche anno ti chiamerà nonna”.

 


La loro reazione?
Hanno capito quanto fossi decisa, anzi, quanto fossimo decisi a diventare una famiglia. E mi hanno assicurato il loro appoggio. Lo stesso hanno fatto i miei suoceri, abbiamo parlato anche con loro.

 


Ha mai avuto ripensamenti?
No, come ho detto, ho sempre respinto l’idea dell’aborto. Ricordo che una compagna di scuola, anche lei incinta, voleva farvi ricorso per paura dei suoi genitori. Le dissi: “non pensare al giudizio dei tuoi, ma a te stessa”.

 

Ha lasciato la scuola?
All’inizio volevo mollare, mio papà mi ha convinto ad andare avanti fino in fondo. Non è stato facile, con quaranta gradi in cucina, io con gambe e piedi gonfi. Lui mi accompagnava a scuola ogni mattina. Ho dato gli esami e dieci giorni dopo ho partorito.

 

E i suoi compagni di classe?
Mi hanno sostenuto. Ricordo che un professore diceva: “potete alzarvi dal posto solo per toccare la pancia a Melissa”. Con molti di loro mi sento ancora adesso.

 

Si sente coraggiosa?
Credo semplicemente che bisogna essere responsabili, accettare le conseguenze di quello che si fa. C’è una vita, bisogna farla crescere, darle un’esistenza dignitosa. E ora è la gioia più grande

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