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Il Timonchio diventa un bosco
La siccità sta svuotando i fiumi

Dal ponte nel territorio di Malo il torrente Timonchio si presenta come una distesa di pietre e arbusti. In questo periodo l’acqua dovrebbe scorrere abbondante per il disgeloLa sofferenza del corso d’acqua è evidente. FOTOSERVIZIO STUDIO STELLA
Dal ponte nel territorio di Malo il torrente Timonchio si presenta come una distesa di pietre e arbusti. In questo periodo l’acqua dovrebbe scorrere abbondante per il disgeloLa sofferenza del corso d’acqua è evidente. FOTOSERVIZIO STUDIO STELLA
Dal ponte nel territorio di Malo il torrente Timonchio si presenta come una distesa di pietre e arbusti. In questo periodo l’acqua dovrebbe scorrere abbondante per il disgeloLa sofferenza del corso d’acqua è evidente. FOTOSERVIZIO STUDIO STELLA
Dal ponte nel territorio di Malo il torrente Timonchio si presenta come una distesa di pietre e arbusti. In questo periodo l’acqua dovrebbe scorrere abbondante per il disgeloLa sofferenza del corso d’acqua è evidente. FOTOSERVIZIO STUDIO STELLA

Una distesa di pietre, erbacce, piante. Così si presenta in questi giorni il torrente Leogra-Timonchio nel tratto che da Marano attraversa Malo per poi dirigersi a sud-est, verso Villaverla. Nonostante le piogge dei giorni scorsi, lo scenario è desolante. E pensare che proprio in questo periodo il torrente dovrebbe essere ricco d’acqua in conseguenza dello scioglimento delle nevi in montagna. Invece, ci si trova davanti ad un fiume in secca, simbolo di una siccità che non accenna ad allentare la propria morsa. Una situazione preoccupante, soprattutto se si pensa che il Leogra-Timonchio contribuisce per il 50 per cento alla ricarica della falda acquifera di Caldogno.

IL TORRENTE. Il Leogra nasce a Pian delle Fugazze, nel versante vicentino del Pasubio, a 1.152 metri di quota. Dopo aver attraversato i comuni di Valli del Pasubio, Torrebelvicino, Schio, arriva a Marano, dove confluisce con il Timonchio, in arrivo da Santorso. Da questo punto il corso d’acqua prosegue per Malo, Villaverla, Caldogno, per sfociare infine nel Bacchiglione. Un torrente che in questi giorni appare sofferente, in difficoltà. La vegetazione, un po’ alla volta, dagli argini sta scendendo nell’alveo, quasi a voler prendere possesso del corso d’acqua. Folti cespugli sono cresciuti ai piedi degli argini, dove dovrebbe scorrere l’acqua. Ma quali sono le cause per una situazione del genere? Per avere la risposta bisogna guardare a nord. Il problema ha origine dalla scarsità di neve caduta durante l’inverno in montagna. «Il Leogra-Timonchio è un torrente che risulta privo d’acqua per circa 250 giorni l’anno - spiega Lorenzo Altissimo del Centro idrico di Novoledo di Villaverla -. La stagione attuale, però, di norma è quella dello scioglimento delle nevi, quindi il corso d’acqua dovrebbe godere dell’apporto derivante dal disgelo. Un contributo che quest’anno, invece, risulta nullo, in quanto è nevicato troppo poco e la poca neve presente si è sciolta con le temperature elevate dei giorni scorsi».

LA FALDA. C’è poco da stare tranquilli di fronte ad un simile scenario: sono diversi gli effetti negativi che possono derivare per una vasta area del Vicentino dalle condizioni di secca del Leogra-Timonchio. Oltre agli evidenti problemi per la fauna ittica, tra i nodi principali figura lo scarso apporto d’acqua per la falda sotterranea. E proprio durante i mesi di aprile e maggio, assieme ad ottobre e novembre, sarebbe previsto il maggior apporto d’acqua alle risorse del sottosuolo. «Più del 50 per cento dell’acqua che finisce nella falda viene rilasciata dall’alveo dei fiumi - continua Altissimo -. E la ricarica della nostra falda arriva per circa il 50 per cento dal Leogra-Timonchio e per il 50 per cento dal torrente Astico. Se è vero, poi, che quest’ultimo ha portate più abbondanti, bisogna precisare che il primo avrebbe un tratto disperdente, lungo il quale l’acqua viene rilasciata nella falda, molto più lungo, compreso fra Torrebelvicino e località Capovilla a Caldogno». La falda, nell’aprile scorso, aveva toccato un nuovo picco negativo, pari a 50,04 metri sul livello del mare. Grazie alle precipitazioni dei giorni scorsi, le risorse idriche sono salite a 50,29 metri; un valore che continua a rimanere lo stesso, però, con alcune oscillazioni fino a 50,30 metri, da circa una settimana.

L’IRRIGAZIONE. «Quest’anno non avremo mai una continuità per quanto riguarda l’acqua nei fiumi e nei torrenti, in quanto non c’è neve in montagna - sottolinea il presidente del consorzio di bonifica Alta pianura veneta Silvio Parise -. L’acqua derivante dalle piogge sparisce quasi subito dai torrenti e dai canali. Sarà un’estate pesante, dobbiamo sperare nell’arrivo della pioggia ogni 10-15 giorni e in precipitazioni continuative durante il mese di giugno».

Matteo Carollo

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