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Il test sul cavalcaferrovia
esclude l’incubo chiusura
«Ma serviranno lavori»

Il referto ufficiale sarà pronto solo tra qualche settimana, ma dai primi riscontri il malato non è gravissimo. Certo, questo non significa che non sia necessario correre ai ripari per i malanni più evidenti, ma al momento il rischio della cura più pesante è scongiurato. Le condizioni di salute del cavalcaferrovia dei Ferrovieri, che ieri è stato sottoposto a una lunga serie di verifiche di idoneità strutturale, non sono tali da destare preoccupazioni. L’esito delle indagini sarà disponibile entro la fine di settembre, ma secondo l’assessore alla cura urbana Cristina Balbi, è già possibile tracciare un quadro clinico: «Dalle prove effettuate non risultano problemi statici né sulle pile, né sulla parte del piano stradale. Escludiamo sia necessario in tempi urgenti un intervento profondo». Ciò non toglie, comunque, che un ritocchino sia atteso (e già in programma). «Proseguiremo con il progetto di sistemazione delle pile - continua Balbi - con un intervento di tipo superficiale». Ma il dossier cavalcavia tornerà presto sulle scrivanie dell’amministrazione. Perché, in relazione al futuro passaggio della Tav, si tratterà di capire se il ponte avrà o no vita lunga. Da questo dipenderà la decisione di programmare un intervento di tipo strutturale sul manufatto.

LE ANALISI. Sono durate un’ora e mezza meno del previsto le analisi sul cavalcavia di via Ferreto de’ Ferreti, sul quale dalle 9 alle 16 circa i tecnici e gli ingegneri di Aim, in collaborazione con la ditta Technoprove srl, hanno puntato i riflettori per misurare la stabilità dell’infrastruttura. Indagini accurate e divise in tre fasi che si sono svolte quasi contemporaneamente, rendendo necessaria la chiusura del ponte ai veicoli per gran parte della giornata. Sul cavalcaferrovia sono stati eseguiti i test di caratterizzazione dinamica con l’aiuto di un “energizzatore impulsivo”, una sorta di maglio che a intervalli regolari colpiva la superficie, mentre dei sofisticati sensori misuravano la frequenza delle vibrazioni. Sono seguite delle prove di carico con l’ausilio di quattro camion carichi di ghiaia, per un peso complessivo di 180 tonnellate. Il comportamento del ponte è stato misurato da otto sensori ad altissima precisione. E ancora i carotaggi, cioè i prelievi di porzioni di calcestruzzo, da sottoporre ad analisi di laboratorio utili a determinare lo stato di degrado dei materiali. I risultati saranno disponibili tra qualche settimana, assieme alla relazione del progettista dell’intervento, l’ing. Massimo Urso che ha seguito anche le precedenti indagini strutturali, datate 2012. «Aspettiamo i risultati, ma dai primi riscontri non siamo in presenza di un’evoluzione delle caratteristiche dei materiali, se non a livello superficiale. L’impalcato si comporta allo stesso modo di cinque anni fa. Le misurazioni si discostano di uno o due decimi di millimetro, variazioni che rientrano nella casistica dei rilievi. Del resto il ponte è monitorato dal 2010».

«È STABILE». Gli fa eco l’assessore alla cura urbana Cristina Balbi: «Attendiamo il risultato finale delle prove di carico e delle analisi sui materiali che saranno disponibili a settembre, ma tutto fa pensare che non ci siano problemi statici di alcun tipo». Avanti tutta, dunque, con l’intervento già programmato, da 300 mila euro, sulle pile verso viale Verona. Quanto all’impalcato, «che nella parte verso i Ferrovieri rimane in stato di degrado anche per l’effetto corrosivo del sale gettato in inverno, procederemo con degli interventi superficiali». Tutto dipenderà, poi, dal calendario della Tav. Sì, perché con l’Alta velocità, è previsto che il cavalcavia sparisca dai radar. «A seconda dei tempi, decideremo se attendere l’abbattimento del ponte senza fare nulla oppure intervenire più profondamente, nel caso il manufatto abbia vita più lunga. Un’operazione, in questo caso, che non avrà il carattere dell’urgenza, ma sarà programmata nel tempo».

Laura Pilastro

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