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Il tabù tatuaggio per l’assunzione alla polizia locale

Il regolamento della polizia locale non vieta espressamente i tatuaggi ma a un vicentino di 40 anni è stata consigliata la rimozione. LAPRESSE
Il regolamento della polizia locale non vieta espressamente i tatuaggi ma a un vicentino di 40 anni è stata consigliata la rimozione. LAPRESSE
Il regolamento della polizia locale non vieta espressamente i tatuaggi ma a un vicentino di 40 anni è stata consigliata la rimozione. LAPRESSE
Il regolamento della polizia locale non vieta espressamente i tatuaggi ma a un vicentino di 40 anni è stata consigliata la rimozione. LAPRESSE

Nicola Negrin Ma perché l’ha fatto? «Per il mio futuro». Nicola Cerato, 40 anni, da ieri è un nuovo agente della polizia locale di Vicenza. Ha partecipato al concorso ancora nel 2010 e, dopo una lunga trafila, è stato assunto al comando di stradella Soccorso Soccorsetto. Fin qui una normale storia che potrebbe essere anche quella di centinaia e centinaia di persone. Se non che, in quella lunga trafila e in questa tortuosa trama, c’è un particolare. È quasi un dettaglio che, però, potrebbe creare un precedente in una giurisprudenza complessa: Cerato, per ottenere la divisa, si è impegnato a rimuovere un tatuaggio realizzato sul braccio e poco sotto il gomito solamente un anno fa. E lo ha fatto non proprio volentieri. «Sì - ammette - a malincuore, ma questo posto era importante». IL REGOLAMENTO. Fin qui i fatti. Ciò che ci sta dietro, però, è complesso. Perché (ed è questo il punto), regolamento alla mano non c’è alcuna normativa che testualmente impedisce ai vigili di non possedere tatuaggi. Ed è da qui che inizia la querelle che vede come protagonista il neo-assunto e il Comune. Tutto comincia tre mesi fa. Palazzo Trissino delibera l’assunzione a tempo indeterminato di un nuovo agente; per farlo si guarda la graduatoria e al primo posto degli assumibili c’è Cerato. «Sì - afferma - avevo fatto il concorso nel 2010, poi ho iniziato un altro lavoro che stavo ancora svolgendo ed ero rimasto in lista». A ottobre il vicentino, dipendente con un contratto a tempo in un’azienda, viene chiamato per il colloquio. C’è il via libera su tutto, ma al momento di passare ai requisiti fisici sorge l’intoppo: il tatuaggio sul braccio che scende di qualche centimetro sotto il gomito. LA QUERELLE. Può o non può un vigile avere un tatuaggio che, in estate, potrebbe essere visibile? L’articolo 39 del regolamento specifica che «il personale deve avere particolare cura dell’uniforme che indossa e quindi della propria persona e dell’aspetto esteriore, al fine di evitare giudizi negativi che possano arrecare pregiudizi». In particolare «l’acconciatura dei capelli, della barba, dei baffi nonché i cosmetici da trucco devono essere compatibili con il decoro della divisa, evitando ogni forma di appariscenza o esibizionismo». Il termine tatuaggio, dunque, non compare nel documento. L’unico riferimento si trova nel regolamento sui requisiti psicofisici e attitudinali di cui devono essere in possesso gli appartenenti ai ruoli della polizia di Stato. «I tatuaggi - si legge all’articolo 1 - sono motivo di non idoneità quando, per la loro sede o natura, siano deturpanti o per il loro contenuto siano indice di personalità abnorme». LO STALLO. E non è il caso di Cerato, che, è sì piuttosto alto (o enorme), ma non «abnorme». La situazione resta in stallo. Il candidato viene sottoposto alle visite mediche per avere un altro parere, ma non c’è una presa di posizione definitiva. Dunque, che fare? «Una soluzione ci sarebbe - gli viene detto -. Rimuovendo la parte visibile si chiuderebbe la pratica e il posto verrebbe assegnato»; non un obbligo, quindi, ma un consiglio. «Subito - racconta - non volevo accettare, tuttavia poi mi ha convinto mia moglie, dicendomi di pensare al futuro e alle pensione. Se non era per lei forse non avrei ceduto». Anche perché, va detto, le procedure, oltre che essere costose (si arriva anche fino a tremila euro) sono dolorose. «A malincuore - conclude - mi sono impegnato a rimuovere il tatuaggio. Ci vorranno almeno cinque sedute, forse di più, e un anno e mezzo di tempo». E tanta pazienza, va aggiunto: «Ho già iniziato. Sono 20 minuti di scossa continua. Sono stati forse i più infernali della mia vita». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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