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Vicenza

Il papà vuole
la bimba: «Pronto
a ogni sacrificio»

Un neonato in un’incubatrice. La piccola Sara è nata il 22 giugno al  San Bortolo. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un neonato in un’incubatrice. La piccola Sara è nata il 22 giugno al San Bortolo. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un neonato in un’incubatrice. La piccola Sara è nata il 22 giugno al  San Bortolo. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un neonato in un’incubatrice. La piccola Sara è nata il 22 giugno al San Bortolo. IMMAGINE D’ARCHIVIO

Mentre Sara si trova nella culla del reparto pediatrico del San Bortolo, non sa che un conto alla rovescia inesorabile sta scorrendo. È il tempo che la legge concede ai genitori per riconoscerla, prima di passare alla soluzione dell’adozione. Ma dal 22 giugno, giorno in cui l’ha data alla luce, la mamma, attualmente disoccupata, non si è ancora assunta la responsabilità genitoriale della bimba, mentre il papà ora si dice disposto «a sacrificare tutto pur di tenerla con sé». Ma l’uomo, di 40 anni, ha perso il lavoro da alcuni mesi e si arrabatta con lavoretti saltuari, non sufficienti certo a mantenere una famiglia. La storia della piccola, segnalata domenica sera a Il Giornale di Vicenza, sta commuovendo la città e risvegliando il suo spirito solidale, con tanti cittadini e imprenditori che hanno offerto aiuto per evitare che il destino della bambina sia l’adozione. Ma nelle ultime ore sono anche emersi altri elementi che permettono di dare un contorno più preciso a questa vicenda. Li riferisce il papà della neonata, che si è messo in contatto con il Giornale per dare sfogo al disagio in cui si trova a vivere in questo momento, ma soprattutto per chiarire che lui quella bambina la vuole con tutto se stesso, mettendo in conto «i sacrifici che questa scelta comporterà». Un racconto, il suo, carico di dolore, ma che tradisce un implacabile desiderio di riscatto.

L’APPELLO DEL PADRE. La coppia, spiega, dopo sei anni tra alti e bassi, si è sciolta alcuni mesi fa: «Lei è rimasta a casa mia, un alloggio popolare del Comune, fino al giorno del parto, nonostante i nostri rapporti si fossero incrinati», racconta il padre, ex corriere di una ditta di trasporti vicentina. I due, italiani, già seguiti dai servizi sociali, non hanno mai navigato in buone acque. Le difficoltà economiche di entrambi hanno avuto pesanti ripercussioni su tutta la famiglia, fa capire il papà. I genitori di Sara hanno già due figli minorenni nati dalla loro unione: il più grande è stato affidato al papà, la seconda a un familiare. La donna, 32 anni, madre di altri due bambini nati da una precedente relazione, qualche mese fa si sarebbe vista negare il rinnovo del contratto come lavapiatti in un ristorante, forse proprio perché incinta.

COSA DICE LA LEGGE. Risultato: il destino della piccola che compie oggi una settimana non è ancora chiaro. La legge consente ai genitori dieci giorni per esprimere la propria volontà e, scaduti questi, altri 50, nel caso questi intendano avvalersi del diritto di non riconoscere la propria figlia, per ripensarci e sospendere l’iter dell’adozione. Il papà, che vive con la sorella e la famiglia di questa, racconta di aver sentito giusto ieri mattina l’ex compagna, che «non sembra avere l’intenzione di riconoscere la nostra bambina». «Non ero d’accordo che lei portasse avanti la gravidanza - rivela, abbassando gli occhi - perché sapevo che non ce l’avremmo fatta. Ma subito dopo aver visto quella creatura, mi son detto che dovevo fare tutto il possibile per tenerla con me». Poi la storia si arricchisce di altri particolari che descrivono una realtà familiare complessa: «La seconda figlia mi è stata negata, mia moglie mi ha nascosto quella gravidanza e poi se n’è andata con la piccola, che infine è stata affidata a una parente. Ora voglio riscattarmi con questa bambina», ripete. Per farlo, però, il lavoro è passe-partout fondamentale. «Ho fatto per lungo tempo il piastrellista e mi sto arrangiando con lavoretti saltuari, ma ora sono alla ricerca di un lavoro più stabile». Quando infine scopre che al centralino del Giornale tante sono state le telefonate di chi si è offerto di tendere la mano per assicurare alla sua bimba un futuro vicino a mamma e papà, la sua espressione seria si ammorbidisce: «È una cosa bellissima».

Laura Pilastro

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