VICENZA. «Convivere con il dolore dell’assenza di Alex e di mia moglie è una condanna eterna. Adesso non ho più rabbia, però mi è rimasta tanta amarezza, perché chi ha ucciso mio figlio, e di riflesso sua mamma, doveva andare in prigione». La voce di Piero Di Stefano, il giorno dopo la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Venezia che ha ridotto a 3 anni la condanna a Mirco Vendramin, che nel giugno 2011 andando in contromano lungo la Tangenziale sud di Vicenza uccise suo figlio, è ferma. «Razionalmente posso capire i miei avvocati quando mi dicono che, dal punto di vista della legge, la pena a 3 anni è un buon risultato - dice il papà di Alex - ma poi dentro di me so che sono pochi, anzi niente, se penso che quella persona ha condannato a morte mio figlio, mia moglie e al dolore eterno me e mia figlia. Ecco, quando mi rendo conto di questo capisco che legge italiana fa schifo».