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Vicenza

«Il numero di reati
in Campo Marzo
è in diminuzione»

Aumentati i servizi della questura alla cittadinanza e le espulsioni
Gli agenti della questura durante una delle retate in Campo Marzo
Gli agenti della questura durante una delle retate in Campo Marzo
Gli agenti della questura durante una delle retate in Campo Marzo
Gli agenti della questura durante una delle retate in Campo Marzo

VICENZA. Le problematiche di Campo Marzo, le misure eccezionali antiterrorismo con l’impiego delle barriere di cemento e degli aquadike, l’arrivo dei militari dell’esercito in città, i grandi eventi all’aperto, in Fiera e in basilica, e perfino la visita di uno degli eredi al trono delle monarchie europee. Il primo anno da questore di Vicenza per Giuseppe Petronzi non è stato di certo una passeggiata. Arrivato da Torino, dove per più di due lustri ha guidato la Digos, laureato all’Fbi, e dopo un anno a Washington, dove ha preso servizio all’ambasciata italiana come esperto per la sicurezza di Nord e Centro America, Petronzi, nel giorno del suo insediamento nell’ufficio al terzo piano di viale Mazzini, avvenuto il primo dicembre del 2016, aveva detto che gli sarebbe servita qualche settimana per rendersi conto della nuova realtà. Ma ha bruciato le tappe, dando il via in tempi rapidi a una serie di dispositivi per contrastare la criminalità. Si era pure definito «un agonista del lavoro», perché è sempre stato abituato a lavorare molto senza tirarsi indietro. E lo ha dimostrato, dovendo lottare contro il crimine con un organico in sofferenza da troppo tempo. E adesso, traccia un bilancio dell’attività svolta in questi ultimi 365 giorni, parlando di «un anno positivo, soprattutto per una persona come me, che era alla sua prima esperienza come questore».

Quando è arrivato, le era stato indicato subito dalle istituzioni che Campo Marzo era uno dei problemi principali della città. È soddisfatto del lavoro svolto?

È stato affrontato inizialmente sulla scorta di ciò che era già stato fatto prima di me. Poi ho aumentato le risorse e migliorato le modalità di intervento. Per quanto riguarda le risorse, mi riferisco alla capacità di mettere in strada la terza volante (fino a quel momento c’erano solamente due pattuglie, ndr), al servizio effettuato dagli agenti in bicicletta durante tutto il periodo estivo e all’utilizzo del reparto prevenzione crimine che ci viene messo a disposizione da Padova.

E poi è arrivato anche l’esercito con l’operazione “Strade sicure”, che l’altro giorno è stata prolungata dal ministero fino al 31 dicembre del 2019.

A fine agosto se ne è iniziato a parlare in sede di comitato. Sono state fatte delle valutazioni e poi ci hanno messo a disposizione le risorse. Non è stato un controllo sterile. Con l’avvicinarsi delle festività natalizie ho anche adeguato le fasce orarie dei militari, allungando il servizio di un’ora. È stata un’attività molto attenta sia nei confronti dei soggetti italiani e comunitari che potevano essere colpiti da ordinanze di allontanamento sia degli irregolari e di chi delinque, che potevano essere espulsi. Abbiamo incrementato moltissimo sia le espulsioni sia gli allontanamenti. Mettendo assieme tutti questi fattori, su Campo Marzo abbiamo fatto abbastanza. Poi lì abbiamo anche il presidio della polizia ferroviaria, che ha fornito una grossa mano.

Il vostro impegno ha avuto effetti sul numero di reati? Avete registrato negli ultimi mesi qualche variazione significativa?
Abbiamo notato una diminuzione dei reati in quella zona e contemporaneamente lo spostamento di alcuni fenomeni in altre aree del capoluogo.

Lei ha dovuto gestire anche numerosi grandi eventi, che hanno visto l’impiego di reparti speciali provenienti da altre questure, come i tiratori scelti e gli artificieri. Come è andata?

I dispositivi sono stati studiati in maniera adeguata rispetto alle esigenze. Abbiamo avuto il Giro d’Italia, la Notte bianca, la Festa dei Oto, i concerti nelle piazze, la Fiera, la mostra di Van Gogh, l’Antica fiera del soco a Grisignano e la visita del principe Carlo d’Inghilterra. Il controllo del territorio è sempre stato adeguato non solo in città, ma anche a Bassano del Grappa, a Schio e a Thiene grazie al supporto del reparto prevenzione crimine e dell’ufficio Immigrazione. Senza dimenticare la polizia stradale.

L’anno che sta per terminare è stato caratterizzato da numerosi attacchi terroristici in diversi Stati dell’Europa. Lei è uno dei massimi esperti italiani in questo campo e, con l’aumento del livello di allerta anche nel nostro Paese, ha dovuto adottare misure straordinarie.

Dal punto di vista del contrasto, le ordinanze hanno risposto alle esigenze ed è stata garantita la sicurezza. Poi sono state migliorate le barriere, che sono un punto da presidiare perché da sole non rappresentano la soluzione: sono un ostacolo che, se presidiato, garantisce una sicurezza maggiore. Con la Festa dei Oto, sulla scia dell’emotività causata dall’attentato a Barcellona, dove c’è stata anche una vittima vicentina, si è fatto un grosso lavoro. Le barriere sono sicuramente la misura più visibile, ma lo sforzo antiterrorismo è fatto soprattutto di molta attività che non si vede e non viene percepita dai cittadini.

Infine, oltre alla prevenzione e alla repressione dei crimini, ci sono tutti quei servizi che gli uffici della questura erogano ai cittadini. Un aspetto tutt’altro che secondario.
Quest’anno sono stati rilasciati più di 21 mila permessi di soggiorno e, rispetto al 2016, abbiamo aumentato notevolmente anche il numero di passaporti. La questura si occupa anche di licenze d’armi e di locali pubblici. Abbiamo inoltre portato avanti il progetto alternanza scuola-lavoro, che è andato bene sia per i ragazzi che per noi; è stato un reciproco vantaggio.
Tutti questi risultati nonostante la coperta sia sempre più corta, perché gli uomini a disposizione della questura non sono molti.
Sì, gli importanti risultati sono stati conseguiti nonostante anche la questura di Vicenza stia affrontando la problematica della sofferenza degli organici in linea con analogo trend a livello nazionale. •

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