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Vicenza

Il decreto Madia
salva Fiera e Aim
«Ora le fusioni»

La sede di Aim in contrà San Biagio: per l’azienda multiservizi il sindaco indica la strada delle aggregazioni come scelta strategica
La sede di Aim in contrà San Biagio: per l’azienda multiservizi il sindaco indica la strada delle aggregazioni come scelta strategica
La sede di Aim in contrà San Biagio: per l’azienda multiservizi il sindaco indica la strada delle aggregazioni come scelta strategica
La sede di Aim in contrà San Biagio: per l’azienda multiservizi il sindaco indica la strada delle aggregazioni come scelta strategica

C’era l’incubo della pistola puntata alla tempia. Ora quell’incubo è svanito. Niente più decisioni forzate da un obbligo di legge, semmai scelte meditate, nei tempi e nei modi preferiti. È riassumibile così l’effetto del decreto “taglia-partecipate” - fresco di pubblicazione in Gazzetta ufficiale - sui pezzi pregiati del capitalismo municipale: Fiera e Aim. «Il Comune può mantenere le sue partecipazioni societarie: cioè non siamo costretti a svendere». Lo dice con un sospiro di sollievo, il sindaco Achille Variati, affrettandosi comunque a ribadire che ciò non significa sedersi a guardare: «La ricerca di un partner industriale è comunque la strada che vogliamo percorrere». Fusioni sì, dunque, come quella in dirittura d’arrivo per la Fiera con l’ente di Rimini, e aggregazioni anche per l’ex municipalizzata di San Biagio.

FIERA BLINDATA. Il decreto Madia, dal nome del ministro della Pubblica amministrazione, nasceva dalla volontà sforbiciare nel troppo folto sottobosco di partecipazioni pubbliche in una miriade di società. Nella sua versione iniziale rischiava però di penalizzare gli enti proprietari di Spa con i conti in ordine: era il caso, bilanci alla mano, di Aim e Fiera di Vicenza. Per questo lo stesso Variati, si era mosso in estate per parare il colpo: aveva incontrato il ministro Madia e il suo entourage, aveva presentato due emendamenti, nelle vesti di presidente dell’Unione delle Province, per ricalibrare la norma. Risultato finale? Le modifiche sono state ancora più spinte di quelle chieste, al punto che, ad esempio, tutte le fiere sono escluse dalla tagliola. Sono «ammesse - recita l’articolo 4 comma 7 - le partecipazioni nelle società aventi per oggetto sociale prevalente la gestione di spazi fieristici e l’organizzazione di eventi fieristici». «Io avevo chiesto che si distinguesse tra carrozzoni in perdita e società con i conti a posto come la Fiera di Vicenza», allarga le braccia Variati, pur brindando al fatto di non dover svendere la quota (Comune e Provincia detengono il 64%). In ogni caso, il sindaco rivendica la «scelta strategica» della fusione con Rimini. «La Fiera di Vicenza ha i conti in ordine, ma anche un fatturato contenuto rispetto ai competitor e un alto indebitamento: pertanto andava messa in sicurezza».

AIM E IL MERCATO. Lo scenario economicamente più rilevante ma anche incerto riguarda però Aim. La multiservizi, con un fatturato di oltre 300 milioni di euro e quasi mille dipendenti, è la regina delle partecipate. Secondo la prima versione del decreto, sarebbe stata destinata a tornare nel regime “in house”, quello del controllo analogo, abbandonato con voto del Consiglio comunale nella primavera del 2013. «L’uscita dall’in house - ricorda Variati - era stata decisa per consentire all’azienda di superare lo steccato locale, di crescere in dimensioni e di stare sul mercato. Il decreto rischiava di vanificare tre anni di lavoro». Sennonché , tra la versione iniziale e quella finale, il quadro si è ribaltato: è bastato mutare un tempo verbale (dal passato prossimo al presente) all’articolo 16, per scongiurare il ritorno al passato. «Tutte le attività di Aim possono continuare nello scenario attuale», in cui man mano che le concessioni scadono, le forniture di servizi vanno a gara», sottolinea il primo cittadino. «Ma ciò non significa - aggiunge - che in Aim rimanga tutto com’è. Anzi, per essere competitiva, ad esempio in vista delle gare per il gas, la Spa deve rafforzarsi dal punto di vista finanziario e industriale. Pertanto la strada è quella della ricerca di un partner». Di più Variati non dice. Ma proprio di questo discuterà il Consiglio comunale nella seduta di giovedì. L’impressione è che il dibattito, anche in seno alla maggioranza che guida la città, sia solo all’inizio.

Marco Scorzato

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