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Vicenza

Il Comune ordina
«Quella villetta
ora va demolita»

L’edificio al centro di una controversa vicenda giudiziaria
L’edificio al centro di una controversa vicenda giudiziaria
L’edificio al centro di una controversa vicenda giudiziaria
L’edificio al centro di una controversa vicenda giudiziaria

Adesso è il Comune, obbligato dal tribunale amministrativo del Veneto, a mettere nero su bianco che la villetta realizzata tra il 2013 e il 2014 dai coniugi Nicola Naclerio e Tiziana Brogliato va abbattuta. Con una decisione che non ha molti precedenti nella storia edilizia della città degli ultimi trent’anni, il municipio ha dovuto prendere atto “obtorto collo” - almeno fino a questo punto della telenovela giudiziaria - di avere commesso un errore di diritto allorché il 22 ottobre 2012 aveva autorizzato i coniugi Brogliato a far costruire un’abitazione in base all’interpretazione estensiva di una norma del cosiddetto “Piano Casa” di emanazione regionale.

Da quel momento i vicini danneggiati da quel provvedimento, Beniamino Raschietti e Marika Caterina Rigon che avevano speso centinaia di migliaia di euro per ricavare la loro casa dalla vecchia stalla della dimora Cà Latina a Ospedaletto, hanno ingaggiato un oneroso duello legale che li ha visti scalare le montagne russe per riaffermare - in base a quello che fin qui hanno detto i giudici - un loro sacrosanto diritto. E cioè che i vicini non potevano realizzare quell’edificio perché sull’area di pregio di Cà Latina, censita dallo stesso Comune, insiste un vincolo a inedificabilità assoluta.

Del resto, che la strada fosse obbligata per il dirigente dell’Ufficio tecnico, avvocato Maurizio Tirapelle, l’ha scritto il Tar del Veneto il 6 giugno scorso, quando su richiesta dell’avvocato Dario Meneguzzo per i coniugi Raschietti, ha ordinato all’amministrazione di Vicenza la demolizione della casa dopo che i giudici con la sentenza dell’aprile 2014 avevano stabilito che non c’erano più i presupposti di legge per la Dia del 22 ottobre 2012, rendendola di fatto nulla e stabilendo che l’immobile era abusivo, come lo stesso Comune ha poi preso atto in autotutela il 18 giugno 2015.

Questo significa che l’edificio adesso sarà abbattuto? Ovviamente no, almeno nei prossimi mesi, perché i coniugi Naclerio con l’avvocato Silvano Ciscato faranno ricorso ai giudici. Per comprendere la complessità e unicità del caso, è fissata a gennaio davanti al Consiglio di Stato l’udienza decisiva che dovrà stabilire se la dichiarazione di illegittimità della Dia stabilita dal Tar veneto è fondata. Sarà il passaggio chiave, perché qualora i massimi giudici amministrativi respingessero il ricorso Naclerio, l’edificio diventerebbe definitivamente abusivo. E a cascata il Comune dovrebbe comportarsi di conseguenza.

«Questa vicenda è emblematica - dice l’avvocato Meneguzzo - di come in Italia opporsi a una Dia o Scia sia un calvario. I signori Raschietti per riaffermare un loro diritto pieno, perché non c’è dubbio che il privato con l’avallo del Comune ha violato la norma urbanistica, e di questo saranno entrambi chiamati a rispondere in sede civile, hanno fin qui dovuto sostenere notevoli spese, che la dicono lunga su come in ambito amministrativo un eccesso di garantismo rappresenti un’ingiustizia». Ma se l’edificio dal Consiglio di Stato fosse definitivamente dichiarato abusivo, sarebbe abbattuto? In teoria, perché l’alternativa è che l’immobile sia acquisito al patrimonio comunale. Di certo c’è, per ora, che l’ordinanza firmata da Tirapelle, e comunicata alle parti, stabilisce che la casa realizzata in strada dell’Ospedaletto sul terreno catastalmente censito al foglio 84, mappale 286, va demolita.

Ivano Tolettini

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