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Vicenza

Ha venti mesi
e da un anno
vive in un’auto

L’interno del supermercato dove una famiglia vive da un anno.
L’interno del supermercato dove una famiglia vive da un anno.
L’interno del supermercato dove una famiglia vive da un anno.
L’interno del supermercato dove una famiglia vive da un anno.

VICENZA. Metà della sua vita l’ha trascorsa in auto. Quanto può essere grande un automobile per poter contenere la vita di tre persone e, soprattutto, quella di una bambina di quasi due anni? La realtà, il mondo, le persone, viste da quattro finestrini sempre appannati all’interno del garage sotterraneo dell’Interspar tra viale Crispi e via del Mercato Nuovo, dove i gas di scarico delle macchine ti raschiano la gola. Un abitacolo con quattro ruote che non sono un segno di libertà, ma di costrizione, sofferenza. La bambina dai grandi occhi scuri passa da un braccio all’altro dei genitori, dal sedile anteriore a quello posteriore; dal volante per giocare, dal cambio per pensare di correre. Il suo seggiolino è davanti ed è rivolto alla faccia della mamma. Una delle poche persone che conosce compreso il padre, un italiano a cui la vita ha riservato un cammino in salita, su una strada erta di insidie.

Un lavoro perso, un pezzo di vita all’estero, da dove arriva la sua compagna, un altro lavoro in città e ancora la crisi che si abbatte, la fabbrica che chiude e spegne anche i sogni. Che non sono irrealizzabili, al contrario. Dovrebbero rappresentare l’esistenza di ognuno di noi: un lavoro, una casa, un asilo dove mandare i propri figli. Sacrifici, ma per un tetto. Sofferenza, ma per una cameretta per la piccola. Invece, da un anno questa famiglia vive in macchina. Ha ricevuto promesse. Tante persone si sono avvicinate a loro lasciando qualcosa da mangiare. C’è stato chi si è spinto oltre e si è impegnato per cercare un lavoro che poi si è disperso nei mille rivoli della solidarietà. Più volte i vigili hanno bussato sui vetri di quella macchina.

Una notte la famiglia è stata portata all’albergo cittadino di viale San Lazzaro, ma non è rimasta. Alternative? Nulla. O meglio sempre l’auto, però ora non siamo più in estate. L’inverno, quello duro, con i il termometro che va sotto zero è alle porte, e non bastano dei corpi per coprire gli spifferi di un’auto. Tanto più che ogni sera l’automobile deve uscire dal parcheggio, che resta chiuso nelle ore notturne, e rimanere nei pressi del supermercato perché la direttrice lo ha concesso.

«Come faccio a mandarli via? Non me la sento, almeno di notte sono più sicuri nei paraggi - spiega la responsabile del supermercato -. All’inizio c’erano clienti che si lamentavano, pensavano fossero nomadi, poi c’era qualcuno che gli lasciava qualcosa da mangiare. In realtà si tratta di una famiglia in difficoltà. Il caso è stato segnalato al Comune, credo ci siano stati incontri. Ma loro sono ancora lì».

Sarebbe una storia conosciuta quindi, ma qualcosa si è sempre perso per strada. La famiglia che vive in macchina pare si sia trovata di fronte ad una scelta: una casa, ma senza mezzi per mangiare, oppure l’auto e acquistare il cibo. Che cosa hanno deciso è davanti agli occhi di tutti. Da un anno. Ci sono decisioni che ammazzano. A modo loro. Specchi che non riflettono più. Immagini deformate. Sogni storpiati. Realtà che non si accoppiano.

Volevano farcela a tutti i costi da soli. Avevano una vita in testa, ma non ha mai preso forma. Sono stati a lungo anche nel parcheggio di piazzale della Vittoria, a Monte Berico, nei mesi scorsi, e qualche frate pare li abbia aiutati. Onde di calore dissolte in poco tempo.

Gli occhi della piccola ricordano quelli di alcuni bambini sbarcati a Lampedusa, piccoli spilli tesi verso i genitori, che riflettevano la libertà, la loro isola. La bimba non ha attraversato mari, deserti, ma ha macinato molti chilometri nella sua piccola vita. E sempre accanto ai genitori. E con loro vive da un anno in quell’abitacolo.

Chiara Roverotto

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