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L’omicidio di Thiene

Ha passato
al figlio maggiore
l’arma del delitto

L’area al confine tra Zanè e Thiene dove ha avuto luogo la sparatoria di giovedì. STUDIO STELLA
L’area al confine tra Zanè e Thiene dove ha avuto luogo la sparatoria di giovedì. STUDIO STELLA
L’area al confine tra Zanè e Thiene dove ha avuto luogo la sparatoria di giovedì. STUDIO STELLA
L’area al confine tra Zanè e Thiene dove ha avuto luogo la sparatoria di giovedì. STUDIO STELLA

Nella lunga notte in caserma lo hanno ripetuto più volte: «Non siamo stati noi a sparare». E i quattro fermati per l’omicidio di Zanè, Lucia Helt, di 59 anni, i figli Fulvio e Davide, di 22 e 38, e Paradise Kari, 28, potrebbero aver detto la verità: a premere il grilletto della Bernardelli calibro 9 contro Davide e Vianello Kari sarebbe stata una quinta persona: Carlo, detto Zan, il maggiore dei fratelli Helt presenti all’agguato secondo la ricostruzione degli inquirenti. Anche lui è indagato per omicidio e tentato omicidio pluriaggravato in concorso. Ma a differenza dei quattro arrestati si trova a piede libero, probabilmente perché non è stato rintracciato dalle forze dell’ordine nelle ore immediatamente successive al delitto. A breve potrebbe essere interrogato per fornire la sua versione dei fatti, assieme alla sorella Cristina, che avrebbe fornito un falso alibi al marito Paradise.

COLPI DI SCENA. Le indagini coordinate dal pubblico ministero Alessandro Severi e affidate ai carabinieri del nucleo investigativo continuano a offrire colpi di scena. L’ultimo, in attesa dell’esito degli stub (il tampone passato sulle mani e sui vestiti dei sospettati), è che a sparare sia stato appunto Carlo Helt, 39 anni, figlio di Lucia e fratello maggiore di Davide, Cristina e Fulvio. Nel corso di quella che appare come una vera e propria spedizione punitiva, nata da una presunta da parte delle vittime a un defunto delle famiglia Helt, la madre avrebbe tirato fuori la pistola dalla sua borsa e l’avrebbe poi consegnata nelle mani del figlio Carlo, conosciuto come Zan. Sarebbe stato quest’ultimo poi a impugnare l’arma automatica e a fare fuoco a bruciapelo contro Davide Kari, detto Mario, di 51 anni, e contro il fratello di quest’ultimo, Vianello, detto Michele, di 42. Entrambi i Kari sono stati colpiti all’addome; ma mentre Davide è morto praticamente sul colpo, il capofamiglia Vianello è stato trasportati dai suoi congiunti a Santorso, dove è stato salvato da medici e infermieri dell’ospedale dell’Alto Vicentino al termine di una delicata operazione chirurgica.

GLI INDAGATI. A oggi nel fascicolo della procura risultano sei indagati; tra i quattro fermati dalle forze dell’ordine a bordo di tre veicoli, un camper, una Bmw 320 e un’Alfa Romeo 147, c’è anche Paradise Kari, conosciuto anche come Siro, fratello della vittima. Un particolare che a prima vista rende il delitto ancora più agghiacciante, anche se in realtà Paradise aveva da tempo rotto i ponti con la famiglia di origine, in particolare dopo il matrimonio con Cristina Helt. Pare che tra i due clan non corresse buon sangue, per ragioni non ancora chiare. A scatenare l’agguato sarebbe stato però un fatto ben preciso, l’offesa a un defunto della famiglia Helt. Un’onta inaccettabile all’interno della cultura sinta, dove esiste un vero e proprio culto dei morti e l’insulto più grande è proprio quello a un defunto. A breve, forse già oggi, i quattro arrestati verranno interrogati in carcere dal giudice Venditti, assistiti dall’avv. Andrea Frank. Lucia e Carlo sono accusati anche di ricettazione, perché la pistola è risultata rubata a Creazzo nel 2006. Ma è probabile che anche gli altri due indagati, Carlo e Cristina Helt, tutelati dall’avv. Michele Vettore, vengano chiamati a chiarire le rispettive posizioni. P.MUT.

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