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Caldogno

Nessun colpevole
per i danni e i morti
dell'alluvione 2010

Una drammatica immagine di Cresole sotto acqua, scattata il primo novembre 2010. ARCHIVIO
Una drammatica immagine di Cresole sotto acqua, scattata il primo novembre 2010. ARCHIVIO
Una drammatica immagine di Cresole sotto acqua, scattata il primo novembre 2010. ARCHIVIO
Una drammatica immagine di Cresole sotto acqua, scattata il primo novembre 2010. ARCHIVIO

Sindaco di Caldogno, assessore e tecnico comunale: tutti assolti con formula ampia. Con la sentenza letta ieri dal giudice Paolo Velo si chiude la lunga vicenda giudiziaria penale seguita alla tragica alluvione di Ognissanti del 2010. E si chiude, non solo per Caldogno ma per tutto il Vicentino, senza colpevoli: tutti coloro su cui la procura aveva avviato indagini per individuare responsabilità hanno visto archiviare l’inchiesta a loro carico o hanno sentito leggere una sentenza di assoluzione. Ieri, sono usciti a testa alta dal tribunale l’allora e attuale primo cittadino di Caldogno Marcello Vezzaro, l’assessore alla protezione civile Ivano Meneguzzo e l’ex dirigente del settore lavori pubblici Giuseppe Reniero. La procura aveva chiesto 4 mesi di reclusione per omissione di cautele, dopo aver chiesto e ottenuto l’archiviazione per l’omicidio colposo di Giuseppe Spigolon, il pensionato di Cresole morto annegato nel suo garage. Il giudice ha accolto la richiesta delle difese al termine di un processo che si è snodato lungo sette udienze, e che è durato quasi tre anni: un dibattimento che ha dato modo di approfondire il compito dei pubblici amministratori in vicende delicate come quelle legate ai rischi del maltempo.

LE ACCUSE. La procura contestava infatti ai tre imputati di aver sottovalutato «il fenomeno delle violente e continuate precipitazioni piovose avvenuto nel mese di ottobre»; di non aver tenuto nel debito conto «gli avvertimenti di allerta diramati dalla Regione Veneto con il centro funzionale»; di non aver predisposto un presidio negli uffici comunali per ricevere ed elaborare in tempo reale i bollettini meteo (arrivavano via fax). E di non aver predisposto misure di protezione in caso tracimassero, come poi è avvenuto, i torrenti Timonchio, Bacchiglioncello e Igna. E di non aver avvisato la popolazione la sera del 31 ottobre del «pericolo di allagamento su vasta scala, quando la situazione era assai critica». Infine, i tre imputati non avrebbero adottato «idonee misure di protezione civile volte a minimizzare i danni e a scongiurare pericoli per l’incolumità delle persone».

L’ALLUVIONE. Come è drammaticamente noto, si ruppero gli argini e le acque dei torrenti allagarono il territorio, in particolare nella frazione di Cresole, dopo le 7 del mattino del primo novembre. Un fiume d’acqua attraversò il paese causando una vittima e milioni di euro di danni. Secondo gli inquirenti - le indagini furono seguite dai carabinieri della procura - i vertici dell’amministrazione avrebbero dovuto attivarsi. E non lo fecero.

LA DIFESA. Gli imputati hanno sempre respinto con forza ogni accusa. I tre, assistiti dagli avv. Lucio Zarantonello, Valentino Ponti, Alessandro Pistochini ed Elisa Lorenzetto, hanno ribadito di avere agito con scrupolo e correttezza. «Non c’è stata omissione - ha sempre replicato l’avv. Zarantonello -: come si poteva ipotizzare che si rompesse l’argine?». La difesa ha rimarcato che il Comune aveva fatto quanto nelle sue possibilità, facendo monitorare fiumi e argini dalla polizia locale. In realtà, gli argini si ruppero prima a Dueville e poi a Villaverla, e quindi non potevano essere attribuite colpe agli amministratori di Caldogno.

LE ALTRE INCHIESTE. La procura aveva indagato per disastro colposo il dirigente del Comune di Vicenza Vittorio Carli. Ma ne chiese e ne ottenne l’archiviazione, pur sottolineando la sottovalutazione del rischio da parte dell’amministrazione. Il procuratore Cappelleri poi decise di compiere verifiche ad ampio raggio nel Vicentino, sulla cementificazione degli argini dei fiumi, accertando che è un’eredità dei decenni passati. Eredità prescritta.

Diego Neri

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