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Vicenza

Gara degli aghi
Tutti “assolti”
gli infermieri

La sala d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo
La sala d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo
La sala d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo
La sala d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo

Gli infermieri coinvolti nella «gara degli aghi» non hanno commesso alcuna irregolarità deontologica. Sono stati corretti, e pertanto vanno prosciolti. Lo ha deciso il loro ordine professionale, il Collegio provinciale di Ipasvi, che ha prosciolto tre infermieri per i quali era stato aperto un procedimento disciplinare. La ragione? Non c’è alcuna prova che la gara sia in effetti avvenuta. E verso la stessa conclusione starebbe arrivando il Collegio di Venezia, al quale erano iscritti alcuni infermieri coinvolti nella vicenda. L’attività dell’Ordine dei medici, invece, sarebbe ancora in corso.

LA VICENDA. I fatti sono noti. A dicembre il primario Vincenzo Riboni denunciava alla direzione dell’Ulss 6 8 persone del suo reparto, il pronto soccorso, i cosiddetti “Amici di Maria”, dal nome del gruppo, 2 medici e 6 infermieri, responsabili - secondo un “pentito” - di una folle gara a colpi di cannule alle spalle di ignari pazienti. Come prove un tabellone immortalato nel fotogramma della chat segreta con il risultato della gara e i dialoghi serrati scambiati da giocatori e tifosi in una serie di whatsapp. Per Riboni prove inoppugnabili di una vicenda (o messinscena) scandalosa, eticamente riprovevole. Gli “Amici di Maria” però negano, e l’ufficio legale chiude il fascicolo con due blande condanne agli autori della sfida per avere usato il telefonino durante l’orario di lavoro. Ma il Nursind, il sindacato degli infermieri, parte con la controdenuncia a Riboni. Sostiene che il primario avrebbe alterato i contenuti di una riunione avuta con gli “Amici di Maria”. La prova è un file registrato.

SANZIONI E PROCEDIMENTI. L’Ulss, conclusa la sua attività, ha comunque provveduto ad informare l’Ordine dei medici e il Collegio dell’Ipasvi, affinchè accertassero se gli 8 professionisti avessero violato le norme deontologiche. E l’Ipasvi ha stabilito che no, non sono state violate «la dignità dell’individuo, il rapporto di fiducia con l’assistito, il prestigio della professione e la tutela del decoro personale». Anche il dottor Enrico Scabardi, infermiere della città, sanzionato debolmente dall’Ulss, ha fatto valere le sue ragioni. Assistito dall’avv. Marco Dal Ben, ha dimostrato di essersi comportato con correttezza. Il consiglio direttivo, presieduto da Federico Pegoraro e riunito lunedì scorso, ha stabilito che Scabardi ha preso parte alla chat. «Colui che esercita... la professione infermieristica - scrive il Collegio - deve mantenere una condotta decorosa e improntata a principi di correttezza e dignità». Ma «il comportamento tenuto dal dott. Scabardi non è deontologicamente sanzionabile». Perchè? «I contenuti della chat assumono significato lesivo della dignità della persona e della professione solo se in relazione ad una “gara”; non essendo stato dimostrato che la “gara” abbia avuto luogo, non vi è violazione». E ancora: «Non è stato dimostrato che i fatti imputati si siano verificati, quindi la conversazione su congetture non è violazione». E infine: «Non ci sono fatti lesivi che si possano attribuire direttamente ad un paziente specifico». Pertanto, l’infermiere e i suoi colleghi devono essere prosciolti.

Diego Neri

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