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Vicenza

Filma le colleghe
nude in bagno
Deve risarcirle

Una microtelecamera sequestrata dai carabinieri nel corso di un’indagine. ARCHIVIO
Una microtelecamera sequestrata dai carabinieri nel corso di un’indagine. ARCHIVIO
Una microtelecamera sequestrata dai carabinieri nel corso di un’indagine. ARCHIVIO
Una microtelecamera sequestrata dai carabinieri nel corso di un’indagine. ARCHIVIO

Ha risarcito tutte le vittime, si è visto ritirare le querele ed è stato assolto. Quella bravata gli è costata 35 mila euro, oltre alle spese legali e al posto di lavoro, ma ieri ha avuto la soddisfazione di chiudere la vicenda giudiziaria. M. G. Z., 39 anni, dell’hinterland della città (le iniziali sono a tutela delle vittime, altrimenti riconoscibili) era finito a processo per aver spiato le colleghe in bagno.

Aveva installato una microtelecamera, con tanto di sim card e di unità di memoria, attaccandola con lo scotch sotto il diffusore della doccia, in disuso da tempo, e puntandola verso il water. Registrava e inviava le immagini delle dipendenti della ditta che si spogliavano per andare in bagno. Il giorno in cui fu scoperta erano memorizzate tre ore di registrazione; in casa dell’imputato c’erano 45 files nella rubrica “amikette”.

L’imputato era impiegato di una ditta della zona Nord della città ed era finito a processo per indebita interferenza nella vita altrui e per due distinti episodi di violenza privata. Ieri, in aula, il pubblico ministero onorario Coli ha derubricato le accuse più gravi, e con la remissione di querela delle vittime (assistite dagli avv. Andrea Massalin, Riccardo Munarini e Daniele Segala), il giudice Mantovani lo ha prosciolto, accogliendo la richiesta della difesa, con l’avv. Michele Carotta.

Oltre a cinque colleghe di lavoro, l’impiegato aveva spiato altre due donne, una nel bagno di una pizzeria e una in quello di un bar. La singolare vicenda, ricostruita dalla procura che aveva coordinato le indagini dei carabinieri di Dueville, era venuta alla luce nel maggio 2014, ma i fatti interessavano un lungo arco temporale che partiva ancora nel 2011. Z. aveva sistemato la microtelecamera nel bagno usato dalle donne all’interno dell’azienda. Ad accorgersi di quello strano apparecchio era stata una dipendente, che aveva avvisato le colleghe e quindi il titolare, che lo aveva rimosso e consegnato ad un tecnico, il quale lo aveva smontato trovando all’interno la sim e la scheda.

La scheda era intestata a Z. Era scattata la perquisizione in casa. I carabinieri avevano trovato in una chiavetta decine di filmati. Il titolare della ditta, che per primo aveva sporto denuncia, l’aveva ritirata dopo aver ricevuto le scuse da parte dell’impiegato, che si era licenziato il giorno dopo. Ora ha risarcito.

Diego Neri

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