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Vicenza

Figli maltrattati
Prelevati a scuola
e tolti a famiglia

I bambini sono stati prelevati da assistenti sociali e polizia di Stato dopo l’arrivo a scuola. ARCHIVIOIl tribunale per i minori da dove è partito il decreto di allontanamento
I bambini sono stati prelevati da assistenti sociali e polizia di Stato dopo l’arrivo a scuola. ARCHIVIOIl tribunale per i minori da dove è partito il decreto di allontanamento
I bambini sono stati prelevati da assistenti sociali e polizia di Stato dopo l’arrivo a scuola. ARCHIVIOIl tribunale per i minori da dove è partito il decreto di allontanamento
I bambini sono stati prelevati da assistenti sociali e polizia di Stato dopo l’arrivo a scuola. ARCHIVIOIl tribunale per i minori da dove è partito il decreto di allontanamento

Da qualunque punto di vista la si guardi, questa è la cronaca di un dramma familiare. Da una parte i servizi sociali del Comune di Vicenza che si rivolgono al tribunale per togliere ai genitori tre bambini in condizioni di disagio, per «malnutrizione, maltrattamenti, difficoltà relazionali». Dall’altra una mamma e un papà che si sono visti portare via quella che dicono essere la loro unica ragione di vita. Quando hanno saputo che erano stati prelevati a scuola dai servizi sociali con il supporto della polizia, si sono sentiti cadere il mondo addosso. Tra l’incudine e il martello ci sono tre bambini, (Luca, Chiara e Marco, nomi di fantasia a tutela degli stessi minori) che ora si trovano in una struttura protetta e che non riescono a spiegarsi perché tutto questo sta succedendo proprio a loro.

DENUTRIZIONE. Quanto emerge dai rilievi presentati al tribunale dei minori di Venezia dai servizi, è che i bambini vivevano in condizioni igienico sanitarie carenti, essendo presenti in casa numerosi animali e nell’ambiente un forte odore. In particolare Luca e Marco, il maggiore e il minore dei tre, sono apparsi agli assistenti sociali denutriti, con comportamenti irrequieti, difficoltà di apprendimento e pregiudicati da un’educazione eccessivamente rigida e da atteggiamenti svalutanti e punitivi. Sempre secondo il servizio i genitori avrebbero rifiutato un primo progetto di supporto e non avrebbero voluto spiegare un livido apparso in aprile sulla fronte di Luca. Avrebbero anzi mantenuto un atteggiamento di ostilità nei confronti degli operatori.

LA REPLICA. Per i genitori, tutte queste accuse sarebbero invece infondate. Esagerazioni e dichiarazioni non corrispondenti alla loro realtà familiare. «I servizi sociali si stanno accanendo contro di noi, ci hanno preso di punta, hanno creato un caso dal niente». Per questo assistiti dall’avvocato Bruno Auricchio stanno preparando un ricorso per annullare il decreto di affidamento dei loro bambini. «Faremo qualunque cosa per riportarli a casa con noi». Non nascondono le difficoltà della loro situazione familiare. Una situazione che sarebbe condizionata in particolare dai disturbi da deficit di attenzione e iperattività (Adhd) che affliggono uno dei tre, che per questo era già stato affidato ad un centro diurno di accoglienza.

UNO SCHIAFFO. Sarebbe questo a loro dire il motivo del livido apparso sul volto del bambino. «A volte diventa difficilissimo da contenere. Non ascolta nessuno, causa danni in casa - spiega la madre tra le lacrime - Ma non è certo per uno schiaffo che possono togliere i figli a dei genitori. In casa nostra ci vogliamo bene e i nostri bambini vogliono stare con noi. Questa storia è come un incubo». Secondo i servizi sociali però la situazione sarebbe molto grave. Oltre al maggiore, che avrebbe chiesto di poter rimanere al centro diurno il più possibile per stare lontano da casa, anche il più piccolo mostrerebbe un comportamento irrequieto e ingestibile. Loro sorella Chiara, infine, manifesterebbe disagio con atteggiamenti di chiusura emotiva e isolamento sociale.

IL DECRETO. La decisione del tribunale dei minori di allontanare i tre bambini dai genitori avvalendosi della forza pubblica, e di collocarli in una struttura protetta, è motivata adducendo il rischio che all’interno della famiglia non sia assicurato loro un regolare sviluppo evolutivo. I genitori contestano che un simile trauma non si può giustificare solo con un rischio: «Bisogna avere la certezza». In ogni caso il giudice precisa che si tratta di una misura temporanea. Ora i servizi dovranno verificare la situazione dei bambini, accertare la capacità dei genitori. Che però intendono lottare.

Elia Cucovaz

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