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Fibrillazione da Brexit
Studenti preoccupati
Le istruzioni per l’uso

“Fog in the Channel, Continent cut off”. È in questa espressione che si manifesta nel modo più lampante lo sciovinismo inglese, secondo cui quando la nebbia sulla Manica impediva la traversata ai battelli, era il continente ad essere isolato dal Regno Unito e non viceversa. E la foschia sullo stretto non è mai stata così densa come ora che i sudditi di Sua Maestà hanno deciso l’uscita dall’Unione europea. Creando non poca confusione, almeno dal nostro lato del canale. E anche nel vicentino la Brexit ha creato preoccupazioni. Lo testimoniano le telefonate ricevute dalle realtà specializzate in vacanze studio, da parte di genitori e ragazzi in partenza per l’Inghilterra: «Mio figlio deve partire sabato. Non faccio a tempo a fargli il passaporto». Ma è bene ribadirlo: per i prossimi mesi non cambierà nulla. «I cambiamenti però arriveranno - spiega Paola Bernardi dell’associazione “Gest” che si occupa proprio di viaggi studio all’estero - In teoria tra un paio d’anni, ma forse anche prima». E alla fine ad essere “tagliati fuori” saranno soprattutto i giovani.

INGRESSO. Uno dei primi effetti concreti sulla vita degli europei che si recheranno in Inghilterra saranno le modalità di accesso all’isola. Il Regno Unito non ha mai aderito al trattato di Schengen, quindi i controlli alle frontiere formalmente non sono mai stati eliminati. Finora, in ogni caso, per i cittadini europei era sufficiente esibire la carta d’identità per accedere nel Paese e le operazioni di frontiera erano semplificate rispetto agli extracomunitari. Fra le iniziali conseguenze della Brexit dovrebbe esserci proprio la (reciproca) eliminazione di questi privilegi. «Sono questioni ancora tutte da stabilire - premette Bernardi - È probabile che sarà necessario il passaporto. Difficile invece che arrivando da Paesi come l’Italia sarà obbligatorio richiedere il visto per permanenze brevi».

VACANZE. È improbabile che gli inglesi impongano barriere al turismo, settore che rappresenta il 10% del loro Pil. È prevedibile che gli europei potranno entrare nel Paese e rimanerci liberamente fino (si prevede) a tre mesi. Non poco. Ma adesso i comunitari possono permanere a tempo indeterminato nell’isola, godendo tra l’altro dell’assistenza sanitaria gratuita. Dopo l’uscita sarà invece sarà necessario stipulare un’assicurazione privata. «I viaggi potrebbero essere più convenienti se la sterlina si svaluterà rispetto all’euro - continua Bernardi - Però questo non è sicuro: dicevano che sarebbe crollata, invece per ora il ribasso è limitato». Contraccolpi negativi potrebbero esserci invece per i biglietti aerei. Molti dei principali vettori low cost avevano annunciato infatti aumenti tariffari nel caso di vittoria dei “leave”».

STUDIO. A chi vuole entrare in Gran Bretagna per motivi di studio o lavoro, la Brexit potrebbe portare brutte sorprese, come la necessità di richiedere il visto. È quasi certo inoltre che il Paese sarà escluso dal programma Erasmus e da altri piani culturali finanziati dall’Ue (come il progetto “Move for the future” della Regione Veneto). Una brutta notizia per molti studenti visto che la Gran Bretagna ad oggi è una delle mete più gettonate del Continente.

UNIVERSITÀ E LAVORO. La vera mazzata, però, potrebbe arrivare per chi vuole frequentare un’università inglese. «Oggi per i cittadini europei le tasse sono ridotte a 9 mila euro l’anno, finanziabili con un mutuo che si inizia a restituire quando si trova un lavoro. Un domani invece dovranno pagare 36 mila euro l’anno, come devono fare oggi gli extracomunitari». Ma le cose non dovrebbero andare meglio a chi parte per lavoro. Specialmente ai giovani. Quasi certamente non sarà più possibile partire alla cieca come hanno fatto generazioni di vicentini «tanto un lavoro prima o poi si trova». Non è detto infatti che il visto per motivi professionali si possa richiedere in loco. E anche per chi lavora già nel Regno Unito da “free lance” le cose potrebbero complicarsi non poco.

Elia Cucovaz

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