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Vicenza

Fanno sparire
il testamento
Tengono l'eredità

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L'anziana aveva lasciato due copie del testamento. ARCHIVIO
L'anziana aveva lasciato due copie del testamento. ARCHIVIO
L'anziana aveva lasciato due copie del testamento. ARCHIVIO
L'anziana aveva lasciato due copie del testamento. ARCHIVIO

VICENZA. Avevano fatto sparire la seconda e ultima copia del testamento dell'anziana zia, con cui indicava di voler beneficiare, oltre a loro, amati nipoti, anche una cara amica. Il giudice Carli, dopo un paio d'anni di dibattimento, ha condannato una coppia per soppressione, distruzione o occultamento di atti veri, un reato procedibile d'ufficio se il documento sparito è un testamento olografo. Ha inflitto otto mesi di reclusione a Gianfranco Piola, 77 anni, e a sua moglie Francesca Viccario, 75, residenti in città in via Salvi. Gli imputati dovranno risarcire la vittima Liliana Rodella, 75 anni, parte civile con l'avv. Andrea Letter, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 5 mila euro; il resto dei danni saranno quantificati dal tribunale civile. Ma la coppia, assistita dall'avv. Andrea Balbo, non ci sta e annuncia ricorso in Appello per dimostrare di non aver commesso alcun reato.

 

La vicenda discussa in tribunale è singolare. Ancora nel maggio del 1997, Ambretta Brogliato, che non aveva figli, aveva redatto un testamento depositato dal notaio in cui lasciava i suoi beni alla famiglia Piola. Erano i suoi nipoti, a loro era molto legata; nessuno aveva avuto da ridire. Si trattava di una somma in contanti, che era depositata in banca, e di due immobili, fra cui la sua abitazione. I rapporti fra i Piola e l'anziana zia erano sempre stati buoni. Ma il 12 ottobre 2010, tre giorni prima di essere ricoverata in ospedale (dove morì il 30 di quel mese), la pensionata redasse un nuovo testamento, olografo, in cui lasciava 100 mila euro all'amica e vicina Rodella e 20 mila ad un'altra amica, che però non ha sporto denuncia. Quel documento, raccontò poi Rodella, l'anziana lo aveva infilato nella busta in cui conteneva il testamento del 1997, che andava ad integrare. Si trattava di un foglio, pieno di cancellature, di cui Rodella ottenne dalla pensionata una fotocopia.

 

Quando poi, dopo la morte di Brogliato, i Piola pubblicarono il testamento (quello del 1997, che li vedeva unici eredi), si fece avanti Rodella con la fotocopia dell'olografo. Gli odierni imputati spiegarono di non saperne nulla, e non le diedero i 100 mila euro richiesti; l'originale dell'olografo non si trovò mai, e così la vicina di casa sporse denuncia per la soppressione del documento.In aula è stata battaglia, perché i coniugi avanzavano molti dubbi sull'originalità del nuovo testamento; ma alcune testimonianze, fra cui quella di una badante, hanno convinto il giudice che quel documento esisteva, e che era stato soppresso dalla coppia a processo.

I Piola si sono sempre difesi, e lo faranno anche davanti alla corte lagunare, sostenendo di essere persone per bene, e di non aver mai voluto danneggiare la vicina. Solamente, quel testamento loro non lo hanno mai trovato, e quella fotocopia, forse mal consigliati, non l'avevano ritenuta in regola. Nel frattempo potrebbe essere promossa la causa civile per fare chiarezza sulle ultime volontà della pensionata.

Diego Neri

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