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Vicenza

Espulso l'imam
di Schio: «Predica
odio e violenza»

Una moschea in un'immagine d'archivio
Una moschea in un'immagine d'archivio
Una moschea in un'immagine d'archivio
Una moschea in un'immagine d'archivio

VICENZA. ore 18 «In Italia si può pregare liberamente e noi sappiamo distinguere chi prega da chi spara. Nessuno, però, può predicare violenza e odio. Per questo, ho espulso l'imam di Schio». È quanto scrive il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in un post, sulla vicenda dell'imam algerino di 36 anni espulso in esecuzione di un provvedimento del ministero dell'Interno per motivi di ordine pubblico, perché resosi protagonista di comportamenti che sono stati ritenuti incompatibili con la sua permanenza in Veneto e in Italia.

 

ore 15.50 «Chi predica e pratica l’intolleranza o la violenza, in Veneto non trova posto; chi cerca e chiede una reale integrazione, basata sulla reciprocità, la trova da anni e continuerà a trovarla, come dimostrano i 517.000 stranieri residenti e perfettamente integrati. La cacciata di questo Imam irrispettoso e prepotente era un atto doveroso che condivido in pieno». Con queste parole il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commenta l’espulsione, in esecuzione di un provvedimento del Ministero dell’Interno per motivi di ordine pubblico, di un imam algerino di 36 anni.

ore 11 La polizia ha espulso ieri dall'Italia un uomo algerino di 36 anni, Sofiane Mezzerreg, per motivi di ordine pubblico. L'uomo, imam della moschea di Schio, istigava alla violenza contro il mondo occidentale ragazzi e bambini. L'inchiesta è partita da una segnalazione del 21 gennaio scorso, quando tre alunni di origine magrebina e di religione islamica di una quinta elementare si sono tappati le orecchie durante una lezione di educazione musicale, perché «ascoltare musica e utilizzare strumenti musicali è peccato». Così era stato detto loro nelle lezioni coraniche, durante le quali l'imam invitava i bambini anche a gesti eclatanti, una volta raggiunta l'età adulta, e all'utilizzo delle armi. Da qui si è risaliti all'uomo, in Italia dal 2002 e a Vicenza dal 2013, figura carismatica legata al radicalismo islamico salafita. Ieri la notifica dell'espulsione, mentre il 36enne stava tornando in Italia dall'Algeria, dove aveva trascorso l'estate con la famiglia.

 

Dagli accertamenti svolti è inoltre emerso che il cittadino algerino manteneva strette relazioni con esponenti del mondo islamico di orientamento marcatamente radicale e dediti alla promozione di principi originari dell’Islam ed alla diffusione dell’ideologia salafita, verosimilmente anche all’insaputa del resto delle comunità. Tali contatti avvenivano soprattutto fuori regione e anche all'estero, in particolare in Francia. Anche questi aspetti hanno portato alla decisione del Ministero di espellerlo dall'Italia. Non intratteneva rapporti con cittadini italiani, se non con quelli convertiti all’Islam, rifuggendo qualsiasi forma di integrazione con la società italiana.

 

All’atto del reingresso in Italia, ieri pomeriggio, proveniente da Tunisi a bordo di una motonave, sottoposto ai controlli di frontiera, gli è stata notificata l’espulsione del Ministro ed è quindi stato respinto nel Paese di provenienza mediante reimbarco su motonave diretta a Tunisi, partita da Civitavecchia alle ore 19.30 circa. Per dieci anni non potrà rientrare in Italia, pena la reclusione da uno a quattro anni. Con lui c'erano anche la moglie e i tre figlioletti: la donna, pur potendo restare in Italia con i bambini in quanto non colpita dal provvedimento, ha preferito tornare in Patria con il marito.

 

Ulteriori particolari sul Giornale in edicola domani

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